Il centro studi Ance guidato da Flavio Monosilio, sulla base dei dati elaborati con Prometeia, stima per il 2021 una crescita degli investimenti in costruzioni dell’8,5% a fronte di un calo del 9,5% registrato nel 2020 e un rimbalzo positivo del Pil regionale del 3,7% contro il -8,4% del 2020.
«Il mio auspicio – ha evidenziato la presidente dell’Acen, Federica Brancaccio – è che il settore riparta, insieme a una più organica crescita economica della città e della regione, consolidando le previsioni nel medio termine, anche alla luce dell’auspicata semplificazione amministrativa, che dovrebbe consentire un’efficiente spesa dei fondi Ue 2014-2020».
Dai dati si evince che l’emergenza sanitaria ha inciso molto sulle opere pubbliche in Campania, determinando un rallentamento sia delle iniziative in corso sia di quelle in programma.
I dati dei bandi di gara per lavori pubblici, dopo un biennio 2018-2019 che aveva segnato un recupero rispetto al minimo storico della domanda di lavori pubblici raggiunto nel 2017, tornano a segnare un risultato negativo nel 2020.
Con circa 1.500 gare pubblicate per un ammontare corrispondente di 2mld, si registra una flessione del -10,4% in numero e del -20% in valore rispetto al 2019. La contrazione si riflette in tutti i tagli di lavori, a eccezione della crescita nel numero dei bandi di importo superiore ai 20mln.
«Per il corretto utilizzo dei fondi previsti nel Recovery Plan e per il rilancio del settore delle costruzioni è imprescindibile l’obiettivo della sburocratizzazione attraverso la semplificazione. In tal senso sono indispensabili almeno due riforme: quella della Pubblica amministrazione e quella della Giustizia” ha aggiunto Gennaro Vitale, presidente dell’Ance Campania.
Sul fronte dell’occupazione, i dati del 2020 fanno emergere una netta flessione delle ore lavorate in Campania, con un – 9,7%, e la massa salari che scende dell’8,42%. La differenza nei valori è imputabile al ricorso alla cassa integrazione “Covid”, a partire da marzo 2020. I dati di Napoli non si discostano dal trend regionale, con le ore lavorate che segnano un –10.36% e la massa salari che scende del 9,41%.
La pandemia ha condizionato anche il mercato immobiliare residenziale. Il numero di abitazioni compravendute in Campania, infatti, flette dell’11,2% rispetto all’anno precedente. Quadro peggiore nella provincia di Napoli, dove le compravendite si riducono del 14,1% e nel perimetro della città di Napoli si registra un -14,8% rispetto al 2019.
Segnali positivi arrivano invece dai bonus fiscali mirati all’efficientamento energetico e alla messa in sicurezza del territorio. Il Superbonus 110% sta registrando successo, come testimonia il monitoraggio dei dati Enea-Mise: 136 mln in Campania per 900 interventi fino al 17 maggio 2021.
«Sono ottimista – ha detto il vice presidente Ance, Rudy Girardi, osservando i dati dello studio – il Superbonus dovrebbe offrire opportunità alle piccole e medie imprese, così come il PNRR, con programmi di più ampio respiro, dovrebbe incontrare l’offerta delle medie e grandi imprese. Per l’affermazione di questa misura – ha concluso – confidiamo nell’intervento del Governo, affinché si semplifichi il macchinoso processo autorizzativo”.
Le aspettative, infatti, sono tuttora legate all’ottenimento di una proroga della misura a tutto il 2023 e alle annunciate semplificazioni su cui pare concordino tutte le forze politiche.
L’occupazione
Relativamente all’occupazione nel settore delle costruzioni, i dati elaborati dalla Cnce, denotano per la Campania una diminuzione del -9,7% del numero di ore lavorate e un incremento del numero dei lavoratori iscritti (+7,1%) rispetto all’anno precedente. Il risultato del 2020 è ovviamente sintesi di dinamiche mensili molto eterogenee, con un inizio anno molto positivo, seguito dai crolli dei mesi neri del lockdown, mitigati poi da un graduale miglioramento nei periodi successivi.
I dati della Ragioneria Generale dello Stato (Siope) sulla spesa in conto capitale per opere pubbliche dei comuni campani nel 2020 registrano un incremento del 4,7% rispetto all’anno precedente. Un risultato che, seppur positivo, è stato inferiore alle attese
Risorse disponibili
Ci sono 209 miliardi di euro, da spendere entro il 2026, e per circa la metà riguardano interventi di diretto interesse per il settore delle costruzioni (messa in sicurezza del pa trimonio pubblico e privato, rischio idrogeologico, infrastrutture per la mobilità, infrastrutture sociali, città, ecc.). Un’opportunità imperdibile per riportare il Paese su un sentiero di crescita stabile e rispondere agli obiettivi di una transizione verde e digitale. Obiettivi che coinvolgono direttamente il settore delle costruzioni.
A queste risorse si sommano poi i fondi della politica di coesione nazionale ed europea della nuova programmazione 2021-2027 (circa 132 miliardi di euro) e gli ulteriori finanziamenti destinati agli investimenti e alle infrastrutture dalla Legge di bilancio 2021 (61 miliardi di euro).
Complessivamente, l’Italia avrà a disposizione, nei prossimi 15 anni, circa 400 miliardi di euro, di cui secondo le stime dell’Ance 175 miliardi (44% del totale) per investimenti in grado di produrre effetti sui livelli produttivi del settore.
Una quota prioritaria di tali risorse sarà destinata alle aree del Mezzogiorno per le quali è necessario un progetto unitario di sviluppo basato sulla complementarietà dei programmi e delle fonti di finanziamento.
Sulla base di tale evidenze, la previsione Ance per il 2021, elaborata sui dati di Prometeia, per il settore delle costruzioni in Campania è di un aumento del +8,5%, un cambio di rotta molto importante anche se non sufficiente a recuperare i livelli pre-covid.
Su tale risultato peserà, in particolare, il comparto delle opere pubbliche che potrà beneficiare delle misure di sostegno agli investimenti pubblici previste nelle ultime leggi di Bilancio che, dopo i rallentamenti subiti a causa del lockdown della scorsa primavera, potranno proseguire il loro iter realizzativo e produrre effetti visibili sui livelli produttivi.
A ciò si aggiungano i primi effetti derivanti dalle risorse europee di Next Generation EU, che però, allo stato attuale, appaiono ancora incerte e dipendono dalla capacità di mettere in campo misure acceleratorie che consentano di rispettare i tempi molto stretti previsti per l’utilizzo dei fondi.
Struttura delle imprese campane
La dimensione media d’impresa per le costruzioni nella regione si attesta a 2,9 addetti, contro una media dell’Italia di 2,7.
La disarticolazione delle imprese per classi di fatturato evidenzia anche per la Campania un’elevata concentrazione di imprese su livelli di fatturato ridotti (l’89,3% ricade, infatti, nella fascia fino a 500mila).
A livello provinciale, il maggior numero di imprese si concentra nella provincia di Napoli (43,1%, per 13.500 realtà); seguono Salerno (23%) e Caserta (18,2%).
I numeri della crisi
Anche in Campania, l’indebolimento dell’offerta produttiva settoriale è stato marcato: dal 2008 al 2018 hanno cessato la propria attività più di 5.600 imprese di costruzioni, pari, in media, a un calo percentuale del 15,3%. Tale risultato, tuttavia, nasconde un dato ancora più critico, in quanto deriva da dinamiche contrapposte tra le ditte individuali (in crescita) e le imprese più strutturate, in pesante flessione.
Al netto delle realtà con un addetto, infatti, la reale contrazione dell’offerta produttiva settoriale nella regione sale al -33% (da -15,3%). A distanza di dieci anni, date queste dinamiche, è ancora più evidente della media nazionale il profondo cambiamento nella struttura del settore a livello regionale, che vede salire di ben 12 punti percentuali l’incidenza delle imprese con un addetto sul totale, a discapito di quelle più strutturate.