Otto ore di sciopero domani e un presidio presso il ministero dello Sviluppo economico: queste le azioni messe in campo dai sindacati di categoria FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, nella delicata vicenda della Tecnis.
La società catanese (500 dipendenti) rischia di chiudere i battenti nonostante vanti crediti per 40 milioni di euro da varie amministrazioni, tra le quali il Comune di Roma, l’Anas, l’Autorità portuale di Genova e Rfi/Comune di Palermo.
«Si tratta di una vicenda gravissima e paradossale – spiegano le segreterie nazionali dei sindacati – che sta mettendo seriamente a rischio la più significativa realtà produttiva del settore in Sicilia e nel Mezzogiorno ed il futuro dei 500 dipendenti, che raggiungono le 3.000 unità con l’indotto, tutta manodopera qualificata e professionalizzata. Lo sciopero ed il sono finalizzati a sostenere il percorso di confronto con il ministero dello Sviluppo Economico e con il ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Ai ministri Calenda e Delrio chiediamo un incontro urgente e informazioni in merito alla continuità occupazionale dei lavoratori e al pagamento delle retribuzioni arretrate e correnti. Il governo ha il dovere di intervenire sugli enti appaltanti debitori prima che la situazione degeneri».
Lo sciopero sarĂ di otto ore e riguarderĂ tutti i dipendenti delle aziende del gruppo e delle consortili. Il presidio, invece, si terrĂ in via Molise a Roma dalle 10 alle 14.
La situazione dell’azienda rischia di avere ripercussioni anche sulle opere attualmente in esecuzione, lavori strategici come l’adeguamento di via Tiburtina a Roma, la realizzazione della metropolitana di Catania e del nuovo ospedale della cittĂ etnea, la realizzazione della metropolitana di Palermo, oltre che i lavori nell’area del cratere del terremoto presso Micigliano, in provincia di Rieti e la Sassari-Olbia, in Sardegna.