Silice e salute dei lavoratori

La polvere di silice, se inalata, comporta seri problemi per la salute. Bene lo sa chi deve occuparsi di tutelare i lavoratori da possibili patologie derivanti dall’esposizione a questa sostanza. «Il settore produttivo maggiormente esposto alla silice libera cristallina è di sicuro quello dell’edilizia – precisa Marta Bianchi, tecnico dell’area ambiente di Romeo Safety Italia – La liberazione delle polveri di silice derivano infatti dalle lavorazioni delle pietre naturali, del mastice, del cemento, dello stucco, della malta, e dai materiali di nuova generazione come la pietra artificiale». 

Anche in altri campi, però.

«Sì, certo. Gli ambiti sono molteplici e di varia natura, le lavorazioni estrattive-minerarie e che riguardano il marmo, ad esempio, o le lavorazioni metallurgiche, o ancora la produzione del vetro, la produzione e colorazione della ceramica, la produzione dei materiali refrattari abrasivi, la produzione di cemento e piastrelle, le lavorazioni di scavo, l’oreficeria, l’agricoltura, le lavorazioni di riparazione stradale, le operazioni di sabbiatura, l’odontotecnica, il settore della ricostruzione e dell’applicazione di unghie finte, la produzione di materassi e, infine,  la produzione di laminati».

Qual è la principale via d’accesso?

«La silice può entrare in contatto con la cute, essere ingerita, ma la via principale di esposizione è rappresentata quella inalatoria. Le principali patologie che possono insorgere riguardano l’apparato respiratorio»

Stabiliti gli ambiti piĂą pericolosi, quali sono le principali patologie che si possono riscontrare?

«La principale è la silicosi, che causa la produzione di tessuti cicatriziali e che comportano difficoltà respiratorie gravi e a esito fatale: la progressione della malattia procede e può peggiorare malgrado l’esposizione sia terminata. Viene indotta dalla porzione di polvere di silice con diametro inferiore ai 10 µm, in quanto in grado di raggiungere in profondità le vie respiratorie».

Esiste una classificazione della silicosi?

«Può insorgere in tre differenti tipologie, cronica, accelerata o acuta, a seconda del quantitativo di silice libera cristallina inalata e dalla durata dell’esposizione. La patologia cronica, tra le più comuni, insorge ad almeno dieci anni dall’esposizione a concentrazioni contenute. Quella accelerata si sviluppa dopo cinque-dieci anni di esposizione a concentrazioni più consistenti e può determinare il decesso entro dieci anni dall’insorgenza. L’ultima tipologia, la silicosi acuta, si sviluppa a seguito di concentrazioni molto elevate di silice e può insorgere anche dopo poche settimane fino a un range di cinque anni dall’evento. In questo ultimo caso la sintomatologia è analoga al tipo cronico e accelerato, ma può anche non presentare la fibrosi e il decesso può incorrere entro pochi anni».

L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, Iarc, ha confermato che la silice è un cancerogeno di categoria 1, l’esposizione cronica a questo agente è stata verosimilmente associata a un incremento di rischio di tumore delle vie respiratorie.

«E inoltre questo rischio aumenta se, in associazione, il soggetto esposto è un fumatore o è contestualmente esposto anche ad altre sostanze inquinanti. Oltre a questo, è stato dimostrato che la silice cristallina può causare e facilitare processi infettivi, anche a distanza di anni, come la tubercolosi polmonare (Tbc), a causa della deficienza delle difese immunitarie che induce nei tessuti. Altre conseguenze dovute dall’esposizione alle polveri di silice sono le malattie respiratorie croniche ostruttive, oppure le malattie autoimmuni quali: la sclerodermia, il lupus eritematosus sistemico, l’artrite reumatoide, l’anemia emolitica autoimmune, la dermatomiosite».

Come comportarsi, dunque?

«Alla luce dei gravi pericoli ai danni della salute umana è pertanto necessario, ai fini della prevenzione e della protezione dei lavoratori esposti, valutare adeguatamente il rischio da esposizione a silice libera effettuando laddove necessario gli opportuni monitoraggi dell’aria e adottando un piano di gestione del rischio specifico».

Abbiamo parlato di Silice e salute dei lavoratori anche QUI e delle Norme che regolamentano la materia QUI

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