Capire le attuali prospettive di mercato del settore delle costruzioni è affare complicato. In primo luogo, perché stiamo tutti vivendo – l’economia e la società – una fase incerta, dovuta ai troppi squilibri in giro per il mondo. Poi perché la transizione ecologica si sta dimostrando una strada ricca di ostacoli, a differenza di quanto ci appariva solo un paio di anni fa. Terzo perché la politica statale, da qualche tempo, ha ridotto e poi chiuso i rubinetti su cui si è basato il triennio d’oro dell’edilizia, quello nato nel 2021 e terminato nel 2023.
Sono stati anni buoni, forse troppo facili e poco lungimiranti, ma che hanno fatto crescere il prodotto nazionale lordo, il sistema delle imprese, l’efficienza energetica dei nostri edifici e, non ultimo, la cultura tecnica diffusa, in un processo che ha coinvolto aziende, imprese, professionisti e cittadini.
Oggi, come ci indica il Cresme nel suo XXXVI Rapporto congiunturale e previsionale, presentato prima dell’estate, il settore delle costruzioni vive una realtà bifronte: da un lato la caduta della riqualificazione edilizia, dall’altro l’ingresso, nella loro fase realizzativa, di un’eccezionale quantità di opere pubbliche.
Due fenomeni per nulla contraddittori, che impongono alle aziende e alle imprese della filiera dell’edilizia la definizione di nuove strategie di mercato.
Ed è proprio questo che abbiamo cercato di raccontare in questa inchiesta, conclusa alla fine di agosto, nel corso della quale abbiamo parlato con una ventina circa di titolari e dirigenti di azienda, in rappresentanza di diversi segmenti del comparto.
E cosa emerge da questo racconto? Che da un lato l’analisi dei ricercatori del Cresme viene confermata in pieno e dall’altro che il nostro mondo non si piange addosso, ma che in maniera previdente si era preparato al contraccolpo e che sta mettendo le basi per una lenta e costante ripresa.
Certo, per tutti o quasi il 2024 si sta chiudendo nel tentativo di limitare il più possibile i danni, mentre il 2025 non sarà all’insegna dell’ottimismo, ma ciò che conforta è l’atteggiamento complessivo: quello di una realtà economica che sta definendo nuove strategie di mercato e di prodotto, basate su ricerca e innovazione.
Dalle chiacchierate con i titolari e dirigenti delle aziende intervistate emergono due questioni centrali: il Piano nazionale di ripresa e resilienza, con i suoi miliardi e i suoi ritardi, e l’attuazione del Green Deal europeo, con il suo pacchetto legislativo sulle energie rinnovabili, sull’efficienza energetica e sulle prestazioni energetiche nel settore edilizio, la Epbd del 24 aprile scorso.
Due questioni al centro dell’attenzione di tutti i nostri interlocutori, che sanno di avere di fronte obiettivi sfidanti, ma anche opportunità di lavoro e di crescita di breve (il Pnrr) e lungo (il Green Deal) periodo.
L’impressione che si ricava dall’incontro con questo spaccato di mondo non è affatto di una realtà in attesa di nuovi (e improbabili) sussidi, ma che si organizza e che sui temi della sostenibilità è pronto a giocare la propria partita, una partita per la verità iniziata diversi anni fa.
Ma cosa chiede questa realtà economica ai decisori politici? Una cosa innanzitutto – specie per quanto riguarda l’attuazione della direttiva sulle cosiddette case green -: l’apertura di un confronto con il governo per capire da un lato come le esigenze pubbliche e gli interessi privati possano coesistere per un obiettivo comune e ineludibile (la riduzione dei consumi energetici e delle emissioni climalteranti) e dall’altro lato di poter contare su impegni finanziari duraturi e stabili nel tempo.
Perché l’incertezza è una delle altre questioni più citate nel corso delle interviste. Ed è stata proprio l’indecisione, che ha caratterizzato la prima fase dell’anno di questo 2024, che ha prodotto un rallentamento, in alcuni casi forte, dell’economia del settore.
Dopodiché le imprese hanno comunque ripreso a pedalare e se questo 2024 si chiude solo con lievi perdite lo si deve proprio allo spirito di intraprendenza di un sistema complessivamente sano.
Per la prima volta si affaccia nel dibattito all’interno del settore il tema dell’intelligenza artificiale, che vede coinvolte in questa fase la società di software che lavorano con i progettisti e le imprese. Obiettivo contribuire, attraverso l’innovazione, al miglioramento delle fasi del processo costruttivo: dalla progettazione al monitoraggio delle infrastrutture, fino alla messa a punto di modelli predittivi per la sicurezza e la manutenzione delle opere.
Un’ultima cosa va ricordata e che rappresenta un dato culturale, nato con l’avvento della stagione degli incentivi edilizi e del Superbonus in particolare. L’esperienza degli sgravi fiscali, con i suoi tanti difetti ed errori e il suo lascito finanziario, ha però rappresentato nella cultura tecnica e imprenditoriale e nella società più in generale uno spartiacque, in cui si coglie chiaramente un prima e un dopo. Come qualcuno ci ha riferito, quella stagione, che è finita, ha però avuto il grande pregio di affermare una nuova cultura tecnica diffusa. Che è ora patrimonio comune delle imprese, dei professionisti e dei cittadini.
Quale sarà il prossimo salto, il prossimo step? Con buona probabilità, l’attuazione della direttiva sulle case green. Vero discrimine per la decarbonizzazione delle costruzioni.
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