CIL 180 – Nel contributo introduttivo alla monografia Massimo e Gabriella Carmassi. Opere e progetti Marco Mulazzani ha indagato il senso del tempo nell’architettura di questi architetti.Per loro il tempo è condizione e prospettiva del progetto: l’architettura deve concretamente durare e per questo le solide murature laterizie proteggono l’intervento dal degrado materiale già diffuso su ogni costruzione all’intorno; l’architettura deve resistere ai gesti spontanei o alle personalizzazioni degli abitanti e per questo l’intero impianto del progetto è segnato da regole geometriche chiare e determinanti; deve sopravvivere ai cambiamenti urbani e per questo s’inserisce nel tessuto della città con caratteri permanenti, oltre a rimandi capaci di connettere l’opera alla memoria storica.
Le scelte collocano il progetto nel tempo, divenute materia:
- quella della giacitura principale a cui orientare le fabbriche e della conseguente gerarchia fra gli allineamenti delle architetture, per le quali viene preferita la direzione verso il mare, è capace di determinare tre dei quattro lati dell’isolato;
- quella dei traguardi visivi lungo i percorsi, attraverso gli spazi pubblici interni, offre punti di riferimento e scenografie urbane; quella della presenza di aree di socializzazione nel cuore del quartiere, quali piazze e aree aperte ombreggiate, propone alla comunità residente di non allontanarsi;
- quella dell’articolazione e variazione degli spazi pubblici deriva dai sistemi di piazze tipici della città storica e a quelli allude; quella della ricca proposta dei tagli abitativi, capaci d’ospitare nuclei famigliari eterogenei e così di costituire comunità più aperte;
- quella degli spazi pubblici anche dentro agli edifici induce a disciplinare la vita comune mediante occasioni di socializzazione;
- quella dell’articolazione e variazione degli spazi interni, in cui le componenti tipiche quali gli accessi, i percorsi di risalita verticale, la terrazza sommitale, si compongono differentemente a riconoscere posizioni e peculiarità di ogni fabbrica, valorizza i diversi specifici talenti di ciascuna porzione del lotto in cui si interviene;
- quella di riproporre la citazione del muro storico, non solo quale archetipo della città consolidata, ma anche psicologicamente baluardo fra il proprio e l’altrui, infonde solidità, familiarità e sicurezza; quella del materiale laterizio come materiale della vera terra sotto i propri piedi, del territorio, della tradizione, dei centri storici, e ancora del muro, esprime il senso di radicamento al luogo di progettisti e residenti.
Il tempo sembra anche condizione italiana inevitabile dell’intervento pubblico, per cui alla progettazione intensa da parte degli architetti concentrata fra 2001 e 2008 si è sovrapposto il periodo della fase progettuale esecutiva e della costruzione, assegnate ad altre figure rispetto ai Carmassi anche quanto a direzione dei lavori; nella consapevolezza dell’insieme di responsabilità sociali, umane, politiche, economiche, sottese al particolare progetto d’architettura finalizzato all’edilizia sociale, ogni maggior dote di tempo è stata interpretata dagli architetti quale occasione continua per migliorare il progetto.
La consapevolezza delle necessità e dell’importanza del progetto pubblico è tradotta particolarmente nell’articolazione dei piani bassi dei differenti corpi di fabbrica, in cui ingressi molteplici, rampe e scale, accessi ai piani interrati, vani pubblici di uso condominiale e giardini privati, si compongono in modi ogni volta differenti accrescendo la vitalità del disegno e la curiosità del vissuto.
La ricchezza progettuale di questi livelli viene incrementata dal rapporto fra essi e gli affacci dei piani superiori, reso dinamico dalla quantità di aperture e terrazzi privati inclusi nelle geometrie dei prospetti, oltre alla terrazza comune sommitale, tutti a distanze reciproche facilmente percorribili con lo sguardo e il parlato.
Le mamme controllano, le persone comunicano. Riporta inoltre la relazione di progetto: «Il primo livello di appartamenti è sopraelevato rispetto al piano di campagna non solo per proteggere le aperture da sguardi indiscreti ma per ottenere anche uno spazio supplementare per la distribuzione della rete impiantistica e degli scarichi, tale da consentire facili operazioni di manutenzione senza disturbare gli abitanti». L’intento compositivo è dunque affiancato dal pensiero costruttivo.
Ai piani bassi sui muri perimetrali si può toccare il mattone con le proprie mani; nelle indicazioni di progetto i conci laterizi volevano essere posati con fughe pressoché annullate in spessore per contrastare i possibili effetti del dilavamento e ottenere il risultato ancor più massivo delle murature alternate alla leggerezza delle fasce di aperture e del tessuto connettivo fra il costruito.
I dettagli costruttivi chiedevano malta in tonalità e inserti in pietra rossa di Verona, secondo l’idea di monoliticità cromatica. I mattoni si distendono pure sui piani orizzontali dei calpestii comuni, rispetto ai quali le fabbriche sono estrusi regolari.
Fra la scuola e l’isolato residenziale 415 è racchiuso lo Shangai di Livorno, quartiere popoloso di origini umili, che dai due estremi deve trarre le regole per rigenerarsi continuativamente nel tempo.
Servizio a cura di Alberto Ferraresi, architetto.
Chi ha fatto Cosa
Oggetto |
Riqualificazione del quartiere Shangai. Isolato 415 |
Località |
Livorno, Italia |
Committente |
ATER (oggi CASALP) – Casa Livorno e Provincia Spa |
Progetto architettonico |
Massimo, Gabriella e Lorenzo Carmassi |
Progetto esecutivo e dl |
Vito Borrelli |
Collaboratori |
Christopher Evans |
Progetto strutturale |
Alberto Ughi |
Progetto impiantistico |
Francesco Sambo, Fabrizio Tempestini |
Impresa di costruzione |
CO.GE.PA Costruzioni Generali Passarelli |
Volume |
26.573 m3 |
Costo complessivo previsto |
7.500.000 euro |
Fotografie |
Cristiano Cossu e Massimo Carmassi |