«Il riuso della città» è stato l’appuntamento conclusivo del ciclo d’incontri «Vitruvio 4.0» per esplorare il tema della rigenerazione urbana in risposta alla necessità di operare trasformazioni dell’ambiente costruito sostenibili.
Protagonisti della discussione sono stati: Tommaso Dal Bosco, che oltre ad occuparsi delle città in Anci è l’attuale presidente di Audis – Associazione Aree Urbane Dismesse; Carlo De Vito, presidente di FS Sistemi Urbani srl, protagonista del grande piano di rigenerazione dei sette Scali di Milano; Regina de Albertis, presidente dei Giovani costruttori Ance e imprenditrice, che con Borio Mangiarotti sta rigenerando importanti aree milanesi e Giorgio Tartaro, giornalista, che si occupa da tempo di comunicazione nei settori architettura e design.
Leopoldo Freyrie, architetto e honorary member of Aia, ha condotto anche l’ultima serata di questo ciclo di Vitruvio 4.0, mettendo a frutto l’esperienza dei progetti di rigenerazione di aree dismesse importanti come l’ex Tubi Ghisa di Cogoleto, Piazza d’Armi a Milano, Prati di Caprara a Bologna e la consulenza scientifica a FS Sistemi Urbani per gli Scali milanesi.
Sponsor del ciclo di eventi Mitsubishi Electric che, in linea con lo spirito del proprio corporate statement Changes for the Better e del proprio motto ambientale Eco Changes, sta attuando una politica green a livello globale, capace di arricchire la società attraverso la propria tecnologia.
La discussione si è innestata sul principio che occorre interrompere il consumo di suolo che ha caratterizzato l’urbanistica espansiva del secolo scorso perché non più possibile, sia in relazione ai cambiamenti climatici e al loro effetto sui suoli impermeabilizzati, sia in relazione all’economia delle città, per i costi di manutenzione delle infrastrutture e degli spostamenti.
È per queste motivazioni che il riuso urbano deve partire dal recupero delle aree dismesse e già urbanizzate, che secondo i calcoli di Anci sono talmente numerose e vaste che permetterebbero di non consumare più suolo per cinque generazioni e, a volte, veri e propri “cancri” urbani: abbandonate, in rovina, contaminate.
La rigenerazione delle aree dismesse dovrebbe quindi essere una priorità della politica nazionale, con il fine di trasformarle nei luoghi più belli e innovativi del panorama urbano: processo arduo perché le regole, ancora oggi, rendono assai più vantaggioso costruire su terreni vergini, quando, addirittura, non vincolano le vecchie fabbriche abbandonate.