La Direttiva Case Green, Epbd direttiva europea 2024/1275, dopo l’approvazione definitiva del 12 aprile scorso in Parlamento europeo, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale l’8 maggio scorso ed entrerà in vigore il prossimo 29 maggio.
Prima di essere approvata a livello comunitario è stata rivista e alleggerita per poter essere applicabile in tutti gli stati membri. Oggi è possibile scaricare online la Direttiva (Ue) 2024/1275 del Parlamento europeo e del Consiglio del 24 aprile 2024 sulla prestazione energetica nell’edilizia
La legge sarà applicata in Italia dopo aver formulato una legge di recepimento, entro il 29 maggio 2026.
Direttiva Case Green: obiettivi
Gli obiettivi delineati dalla direttiva 2024/1275 sono «il miglioramento della prestazione energetica e la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra provenienti dagli edifici all’interno dell’Unione europea per conseguire un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050».
Come raggiungere tali obiettivi
- Applicando i requisiti minimi di prestazione energetica a tutti gli edifici- pubblici, commerciali e residenziali – di nuova costruzione
- Sottoponendo gli edifici esistenti a ristrutturazioni importanti volte al miglioramento dell’efficientamento energetico iniziando dall’involucro edilizio
- Con l’obbligo di passare a fonti di energia alternativa dapprima in tutti gli immobili pubblici, poi a seguire anche nei Condomini
- Realizzando le infrastrutture necessarie a consentire la mobilità sostenibile all’interno e in prossimità degli immobili
- Emanando nuove e stringenti norme per gli impianti di riscaldamento, impianti di ventilazione e impianti di condizionamento d’aria
- Con la redazione obbligatorie dei passaporti di ristrutturazione e nuove certificazioni Ape
La Direttiva Case Green a livello europeo
Il Parlamento europeo lo scorso il 12 marzo 2024, ha adottato in via definitiva la direttiva Energy Performance of Buildings Directive (Epbd) comunemente chiamata Direttiva Case Green.
Il patrimonio immobiliare italiano, così come gli edifici degli altri stati membri, ha a disposizione 26 anni per mettersi in regola e ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici fino ad arrivare alla neutralità climatica nel 2050.
La direttiva appena approvata fa parte del pacchetto di riforme Fit for 55, e dopo diverse modifiche è arrivata ad una versione ben più flessibile rispetto alla precedente dibattuta a Bruxelles a fine dello scorso anno.
Obiettivo della Epbd è ridurre le emissioni nocive prodotte dal patrimonio immobiliare energivoro, fino ad arrivare all’emissioni zero entro il 2050. Come ottenere questo? Con una serie di interventi volti alla riqualificazione del patrimonio edilizio europeo e il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici.
Secondo i sostenitori di questo decreto l’Epbd rappresenterà un’opportunità per il nostro Paese e per tutta la Comunità Europea, non solo perché potrà migliorare e valorizzare il patrimonio immobiliare ma anche perché potrà creare occupazione locale e promuovere nuove forme di business sostenibile.
Da decreto a legge di recepimento
Le date fondamentali sono state quella del 12 aprile che ha decrettoto l’approvazione in Parlamento europeo, quella dell’8 maggio con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, quella del 29 maggio per l’entrata in vigore.
Ora ogni singolo governo si metterà all’opera per elaborare la legge di recepimento della decreto e dare dunque via al Green Deal. In Italia e nei 27 stati comunitari il tempo a disposizione per recepire il decreto e renderlo nazionale è di 2 anni. In questi 2 anni il nostro Paese avrà il tempo per preparare un piano nazionale di ristrutturazione, un piano d’azione che verrà monitorato dal Parlamento europeo.
In pratica ogni Stato dovrà inviare un Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec) con l’indicazione della tabella di marcia e degli obiettivi da seguire. Il piano andrà approvato entro il 2026 e andrà aggiornato ogni 5 anni.
In Italia il piano si muoverà in due direzioni fondamentali:
- la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico energivoro
- la graduale ristrutturazione degli edifici di edilizia privata
Gli step di applicazione del Decreto Case Green
Edifici pubblici e nuovo costruito
- Dal 1° gennaio 2025 fine degli incentivi sulle caldaie a gas, ad eccezione delle caldaie ibride o a idrogeno.
- Entro il 31 dicembre 2026 tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali con una superficie coperta superiore a 250 mq devono essere dotati di impianti solari.
- Dal 1° gennaio 2027 introduzione di valori limite Gwp, nella nuova certificazione APE
- Entro il 31 dicembre 2027 gli edifici pubblici con una superficie coperta superiore a 2000 mq e gli edifici non residenziali esistenti con una superficie coperta superiore a 500 mq devono essere dotati di impianti solari se sottoposti a ristrutturazioni significative.
- Dal primo gennaio 2028 tutti i nuovi edifici pubblici devono essere zero emissioni.
- Entro il 31 dicembre 2028 tutti gli edifici pubblici con una superficie coperta superiore a 750 mq devono avere impianti solari.
- Entro il 31 dicembre 2029 impianti fotovoltaici devono essere installati su tutti i parcheggi coperti anche residenziali.
- Dal primo gennaio 2030, tutti gli edifici nuovi devono essere a zero emissioni
- Entro fine 2030 tutti gli edifici pubblici con una superficie coperta superiore a 250 mq dovranno avere impianti fotovoltaici.
Edifici residenziali
- 2033 riqualificazione del 26% degli edifici non residenziali
- entro il 2035 riduzione del consumo energetico medio di energia primaria nell’intero parco immobiliare residenziale di almeno il 20-22% rispetto al 2020.
- dal 2040 eliminazione graduale delle caldaie a gas con l’obiettivo di eliminare completamente le caldaie a combustibile fossile.
- Entro il 2050 tutti gli edifici esistenti devono essere a zero emissioni, contribuendo così al raggiungimento della neutralità climatica.
L’impatto del Green Deal sul mercato immobiliare privato
Per arrivare al 2050 con emissioni zero di Co2, diventeranno obbligatori una serie di interventi edilizi oltre all’installazione di impianti solari e fotovoltaici e alla sostituzione degli impianti di riscaldamento.
Un’analisi Fiap – Enea dello scorso anno ha fotografato la situazione del patrimonio immobiliare nazionale: «il 51,8% degli immobili in Italia è in classe energetica F o G, le peggiori si tratta di circa 5 milioni di edifici energivori che necessiteranno di interventi di riqualificazione energetica».
Secondo uno studio condotto da Ance «Il patrimonio immobiliare residenziale italiano è molto-vecchio, con il 74,1% realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa sul risparmio energetico. Su 12,2 milioni di edifici residenziali, circa 9 milioni rientrano nelle classi più energivore (E, F e G), che corrispondono a circa il 73% del patrimonio immobiliare residenziale. In merito al settore non residenziale, su circa 1,35 milioni di edifici, il 55%, pari a circa 743.000 edifici, ricade nelle classi più energivore (E, F, G). La distribuzione della classificazione energetica è effettuata dall’Enea mediante l’elaborazione dei dati riguardanti gli APE (Attestati di Prestazione Energetica) presenti nella banca dati Siape».
Quali interventi urgenti? Nel dettaglio:
- interventi volti all’isolamento termico tramite coibentazione esterna, posa di cappotti termici, sostituzione degli infissi con serramenti ad alta efficienza energetica, se necessario la posa di schermature solari;
- sostituzione degli impianti di riscaldamento e raffrescamento con sistemi ibridi o pompe di calore;
- installazione di impianti fotovoltaici o altre fonti di energia pulita per autoproduzione di energia come l’energia geotermica;
- gestione dei consumi energetici e riduzione degli sprechi attraverso l’attivazione di sistemi domotici di controllo.
Opere per isolamento termico di immobili pubblici e privati
Il primo intervento che verrà richiesto agli edifici è quello di isolamento termico. Il cappotto termico resta uno dei lavori di riqualificazione energetica che può impattare sulla classe energetica della propria abitazione, ma deve essere accompagnato alla sostituzione degli infissi e dell’eventuale impianto di riscaldamento e Acs.
Stop a caldaie a combustibile fossile
Il decreto Case Green chiede l’eliminazione graduale di tutte le caldaie alimentate a combustibile fossile.
Stop progressivo alle caldaie a gas metano: deciso il divieto di produzione e vendita delle caldaie alimentate a combustibile fossile a far data 1° gennaio 2040. Veto a tutte le aziende che producono impianti di riscaldamento di immettere sul mercato caldaie a gas che non siano dotate della tecnologia green gas ready, pronte a funzionare con miscele crescenti di biocombustibili e idrogeno. Si ai sistemi ibridi.
Per le nuove costruzioni il problema è presto risolto, ma per gli edifici esistenti la direttiva comunitaria ha previsto una graduale ma decisa sostituzione di tutte le caldaie a gas, con scadenze definite dagli Stati membri:
- dal 2025 gli impianti a metano non potranno più essere incentivati, stop ad ogni sussidio per caldaie a combustibile fossile;
- dal 2027 verranno dismesse le caldaie tradizionali a camera aperta in classe energetica bassa.
Legambiente ha pubblicato questi dati: «In Italia, ad oggi, sono installate, tra sistemi autonomi e centralizzati, oltre 19 milioni di caldaie a gas, di cui almeno 7 milioni di caldaie con più di 15 anni. Numeri importanti, responsabili tra caldaie a gasolio e gas fossile del 17,7% delle emissioni di anidride carbonica nazionali. Pezzi da museo che consumano il 50% del gas utilizzato nel nostro Paese e che sono la causa della voce di spesa energetica più alta per famiglie e imprese, fonte di speculazione che in questa crisi energetica e con il conflitto ha determinato anche un aumento dei prezzi generalizzato».
Quali immobili sono esclusi dalla direttiva Case Green
La Direttiva europea sulle Case Green ha pensato di escludere alcuni edifici che dunque non saranno obbligati a portare aventi interventi di miglioramento energetico.
Sono:
- edifici di edilizia residenziale pubblica;
- edifici temporanei come stabilimenti balneari, uffici di cantiere;
- i luoghi di culto;
- immobili con superficie inferiore a 50 metri quadrati;
- edifici siti in aree vincolate e protette;
- immobili sottoposti a tutela per particolare pregio storico e/o architettonico;
- le case vacanza utilizzate meno di quattro mesi all’anno.
Prevista anche un’ulteriore eccezione per motivi di fattibilità tecnica ed economica. In questo caso l’esonero si può applicare solo al max 22% degli edifici per ogni stato e l’esonero verrò richiesto direttamente dal Paese interessato alla Commissione Europea.
Quali sanzioni a chi non rispetta la normativa europea
Non sono ancora rese pubbliche eventuali sanzioni rivolte ai singoli proprietario o enti pubblici che non si adeguano alla normativa, così come non è chiaro il piano sanzionatorio rivoto al singolo Stato europeo che non renda esecutivo il piano di rigenerazione energetica del patrimonio immobiliare.
Sarà una libera scelta di ogni Paese prevedere l’imposizione di multe come sanzione per il mancato adeguamento degli immobili
Ad oggi non sono previste nemmeno limitazioni alla vendita o all’affitto delle abitazioni per coloro che non possiedono i requisiti Case Green europeo, a differenza di quanto si dica, ma potrebbe effettivamente avvenire un crollo del valore degli immobili, sul mercato di riferimento, se non conformi alle normative europee.