Il ninfeo a monte del palazzo è parte di un lavoro di sistemazione voluto da Cesare Imperiale nel 1909, che conferisce al parco, saliente a collina, un nuovo assetto impostato, però, nuovamente secondo un logica rinascimentale con la simmetria delle rampe e la collocazione del ninfeo in asse con l’ingresso posteriore della villa. Si tratta di un’interpretazione rinnovata ed eclettica del giardino all’italiana, con le quattro erme maschili alternate ai tre fornici.
Le cause di degrado sono in prevalenza connesse alla natura stessa del luogo; in particolare l’ubicazione del ninfeo contro il terrapieno causa infiltrazioni d’acqua e una presenza costante d’umidità. Inoltre l’impiego di materiali ad alta porosità rende gli stessi vulnerabili all’azione degli agenti atmosferici. I fenomeni di degrado più diffusi sono la formazione le efflorescenze saline (dovute alla migrazione dei sali in superficie), le patine biologiche, i muschi e la presenza di piante superiori. La reazione degli agenti atmosferici inquinanti con il carbonato di calcio presente nel materiale costitutivo ha favorito la formazione di crosta nera. In diverse parti sono state rilevate concrezioni calcaree. Altre forme di degrado evidenti sul manufatto, sono legate al dilavamento causato dalle acque meteoriche che, unito, all’azione del vento, provoca erosione, abrasione, alveolizzazione, esfoliazione delle superfici.
Le fasi operative dell’intervento si sono articolate secondo lo schema di seguito esposto: preconsolidamento, pulitura, consolidamento, stuccatura, integrazione. Preconsolidamento, l’operazione è stata condotta solo su alcune superfici soggette a distacchi e fessurazioni, per preservare queste zone da danni che si sarebbero potuti avere durante la pulitura e per evitare il progredire del fenomeno. Sono state effettuate iniezioni a base d’acqua e resina acrilica in emulsione.