Dal 3 al 6 aprile l’Istituto Nazionale di Urbanistica terrà a Riva del Garda la settima Rassegna Urbanistica Nazionale. Il 5 aprile nella medesima sede si terrà il trentesimo Congresso.
Si tratta di uno snodo importante della storia e dell’attività dell’Inu, giunto al culmine di una fase di elaborazione molto intensa che coincide anche con un momento in cui il Paese, e la disciplina, sono interessati da importanti mutamenti.
Sul Progetto Paese al centro del 29° Congresso, nel 2016, l’Inu ha lavorato, con strumenti diversi, approfondendo le proprie riflessioni in merito ai cambiamenti di prospettiva e di condizioni che incidono sull’urbanistica. Alla settima Rassegna e al 30° Congresso saranno portati gli esiti dei percorsi di ricerca affidati alle Communities Inu, o che sono stati oggetto di elaborazioni, eventi, pubblicazioni da parte dell’Istituto:
- politiche di area vasta
- nuovi standard
- città accessibili
- città storiche
- città resilienti
- consumo di suolo e rigenerazione urbana, sostenibilità e valutazione ambientale
- porti e infrastrutture per il Paese
- mobilità sostenibile e logistica urbana
- paesaggio
- biodiversità
- aree interne
- ricostruzione
- politiche e interventi per la difesa dei suoli e vulnerabilità sismica
- spazio pubblico
- politiche e servizi per l’abitare
- comunità smart e cooperative
- adattamento climatico
- pianificazione del mare
- governance
- diritti dei cittadini
- partecipazione
- risorse comunitarie per i progetti
- politiche pubbliche per la città.
Rassegna e obiettivi
È possibile seguendo questi percorsi di ricerca trovare una strada per riorientare la cultura urbanistica, per non ridursi a un capitolo nel grande libro sull’ambiente. Il progetto della trasformazione fisica può contribuire a un nuovo modello di sviluppo economico e di giustizia sociale.
Il titolo scelto per la Rassegna urbanistica ne evoca gli obiettivi: “Mosaico Italia: raccontare il futuro”, ha a che fare con la necessità di raccontare l’Italia, un “mosaico” di differenze che ne possono fare una nazione unita anche nella valorizzazione dei diversi contesti e nella redistribuzione dei patrimoni materiali e immateriali su tutto il territorio, o portarla a una progressiva e dannosa secessione.
Comprendere questo “mosaico” e delinearne possibilità di governo, adattato e adattabile, evitare il caos, rispettare i tempi della mutazione in atto, sono obiettivi per i quali ci siamo decisi ad affrontare uno sforzo così ingente come quello di svolgere contestualmente la Rassegna e il Congresso. Da qui sarà possibile tracciare nuove direzioni per la cultura urbanistica.
Disagio e degrado
Più della metà della popolazione italiana vive in città che perdono progressivamente la compattezza del nucleo antico centrale, sgranandosi in ambiti periferici. I paesaggi urbani sono densi di degradi, mentre quelli rurali e naturalistici soccombono all’abbandono e alla mancanza di manutenzione, in un quadro climatico che ne fa scempio improvviso e duraturo. Le aree a elevata criticità idrogeologica rappresentano il 10% della superficie italiana e riguardano l’89% dei comuni; le aree a elevato rischio sismico sono più del 50% del territorio nazionale e interessano il 38% dei comuni.
La popolazione ha superato la soglia dei 60 milioni; i giovani sono poco più del 13%. Aumentano i cittadini stranieri, provenienti dai Paesi dell’Est Europa e da Paesi asiatici e africani. La mobilità sul territorio nazionale conferma la migrazione dal sud verso il nord e per quasi la metà riguarda persone in età compresa tra i 15 e i 39 anni. Se i giovani si muovono verso le principali aree urbane centro-settentrionali, i più anziani scelgono le città medie.
Il territorio italiano è coperto da aree protette per oltre il 20% di estensione. Ogni italiano dispone di oltre 30 mq di verde pubblico, il patrimonio di verde storico (giardini, parchi) ammonta ad oltre 74 milioni di mq.
Le questioni più urgenti da affrontare sono, dunque, quelle ambientali e dell’adattamento climatico, con il recupero dei suoli e degli immobili abbandonati, la ri-urbanizzazione sostenibile delle diverse forme urbane. Sono anche quelle della povertà urbana, contro cui lottare con il contributo che la rigenerazione urbana può dare all’integrazione sociale e all’accessibilità alla casa e ai servizi essenziali.
Sono quelle relative alla mobilità delle popolazioni, con soluzioni coordinate e l’investimento nel trasporto pubblico. Sono quelle dei diritti di cittadinanza, che includono la dotazione di spazi pubblici, privi di barriere materiali e immateriali.
Nella rappresentazione dell’Italia lungo quattro traiettorie (policentrica, che si rigenera, fragile, delle reti), scelta per la Rassegna, la reticolarità si rivela la chiave per un nuovo modello di pianificazione territoriale e urbanistica.
Centralità e competenze tecniche
Le centralità sono da trovare negli spazi e servizi pubblici, progettati e realizzati integrando urbanistica e architettura, per ridare vita a centri storici abbandonati o turistizzati, da un lato e dall’altro per creare densità negli ambienti rarefatti e porosi.
Alle reti ecologiche, ambientali e della mobilità sostenibile è affidata la possibilità di fermare la propensione distruttiva dell’espansione urbana, legittimata o meno dai piani.
Per queste priorità d’intervento sono necessarie competenze tecniche e politiche e una distribuzione di responsabilità e di compiti trasparenti e non confliggenti all’interno del sistema pubblico di governo del territorio. Invece, il riassetto istituzionale si è arenato nell’incompiuto percorso delle riforme.
Il livello comunale costituisce ancora la dimensione amministrativa dove si depositano le principali responsabilità di pianificazione urbanistica e la conformazione d’uso di suoli nei confronti della proprietà degli immobili, ove si producono le maggiori ricadute sul consumo di suolo.
Una scala evidentemente sempre meno adatta, soprattutto nei contesti metropolizzati della città contemporanea, ad affrontare temi quali la programmazione delle reti complesse a valenza paesaggistica ed ecologica, i progetti infrastrutturali, la programmazione dei sistemi agricoli, la gestione dei patrimoni naturalistici e la protezione delle risorse naturali, che non conoscono limitazioni geografiche entro e fuori i confini amministrativi.
Le relazioni fra Stato, Regioni, Province, Comuni, Unioni dei Comuni e Città Metropolitane dovrebbero essere ridefinite in riferimento alle finalità di ogni diverso ente, secondo geografie variabili che permettano una pianificazione capace di interpretare il futuro, corrispondente a quelle relazioni e alle caratteristiche del territorio italiano, policentrico, fortemente caratterizzato dalle culture e dalle risorse locali, ma bisognoso di politiche nazionali.
Silvia Viviani, Presidente Istituto Nazionale di Urbanistica