
Il Comitato di indirizzo strategico composto da Confindustria e dalle rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl e Uil intende rafforzare, in materia di progetti condivisi tra azienda e rappresentanze sindacali, l’investimento aziendale nella formazione per i lavoratori, deliberando che dal 1° gennaio prossimo le aziende aderenti a Fondimpresa avranno la facoltà di destinare al proprio conto formazione l’80% della quota dei loro versamenti dello 0,30%. Così facendo il fondo amplierà la disponibilità di risorse per le imprese che realizzeranno direttamente le attività formative, pur conservando lo strumento solidaristico dei bandi del conto di sistema.

Alla riunione del Comitato di indirizzo strategico il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, i segretari di Cgil e Uil Susanna Camusso e Luigi Angeletti con Annamaria Furlan, segretario generale aggiunto Cisl, e con il vice presidente per le relazioni industriali Stefano Dolcetta hanno convenuto che, alla luce del successo delle attività già svolte, Fondimpresa in presenza di specifici indirizzi concordati tra Governo e parti sociali continua a proporsi l’obiettivo di predisporre il supporto finanziario per promuovere attività formative di accompagnamento tese al reinserimento dei soggetti che hanno perso il lavoro, al primo inserimento dei giovani e alla riqualificazione dei lavoratori che hanno beneficiato di ammortizzatori sociali.
Si tratta di misure caratterizzate da una forma sussidiaria rispetto all’intervento pubblico, da realizzare in autonomia e secondo le regole che governano il fondo. Il finanziamento di questi interventi presuppone che il fondo possa disporre integralmente delle risorse dello 0,30% versate dalle aziende aderenti senza ulteriori prelievi, come quello operato nel 2013 dal Governo con il decreto legge 54/2013, che va in netta contraddizione con l’intento di dare impulso alle politiche attive del lavoro.