Benché risultino positivi i dati a livello nazionale per Movimprese-Unioncamere, dati a confermare lo stop all’emorragia che ha investito le imprese, per l’imprenditoria veneta è ancora notte fonda. I dati elaborati dal Centro studi di Unioncamere Veneto confermano che la crisi morde ancora e sarebbero 3mila le imprese in meno in Veneto e 11mila i posti di lavoro bruciati.
Un quadro, relativo al 2014 (sul 2013), che non lascia intravvedere ancora una via d’uscita dalla depressione economica. Il numero delle iscrizioni supera di 400 unità quello delle cessazioni e le imprese attive presenti nei registri camerali a fine anno sono 439.307, -0,7% rispetto al 2013.
Dall’inizio della crisi (2008) ad oggi il tessuto produttivo ha perso 23.300 imprese e 153mila unità lavoro cancellando quasi tutta l’occupazione creata nei primi otto anni del decennio. Nonostante questo, vi sarebbe una «tenuta», per quanto faticosa, del sistema imprenditoriale regionale. Pur in presenza di una prolungata contrazione del flusso delle nuove iscrizioni, nel 2014 queste ultime sono tornate a superare le cessazioni (al netto delle cessazioni d’ufficio), sebbene di solo 400 unità. Tra gennaio e dicembre 27.854 imprese hanno aperto i battenti (437 in meno rispetto al 2013), ma a questo flusso negativo ha corrisposto una diminuzione del numero di quelle che hanno cessato l’attività, pari a 27.447 (4.800 in meno rispetto al 2013). Il bilancio di queste dinamiche si è tradotto in un saldo anagrafico di fine anno di nuovo positivo, rispetto al crollo degli ultimi due anni.
Fernando Zilio | Presidente Unioncamere Veneto
«Il tessuto produttivo veneto, nonostante sei anni di pesantissima crisi, segnata anche dalle tragiche scelte di tanti, troppi piccoli imprenditori, sembra pronto a cogliere la sfida che deriva dall’auspicata ripresa e lo fa dimostrando una vitalità imprenditoriale che fa ben sperare. Una vitalità, peraltro, che sconfessa, dati alla mano, le battute infelici, sicuramente offensive, che Oliviero Toscani, sempre alla ricerca di visibilità, si è permesso di rivolgere ai veneti, gente che credo abbia altre qualità rispetto a quelle attribuitele dal fotografo lombardo che, se non sbaglio, proprio grazie ad un’impresa veneta che gli ha dato fiducia, ha conquistato notorietà e, penso, anche reddito.
Tornando ai dati, dobbiamo guardare al bicchiere mezzo pieno, cogliere i segnali, anche se minimi, comunque positivi e sperare che dalla politica arrivino provvedimenti in grado di consolidare quello che sembra un timido segnale di ripresa. In altre parole: la politica deve non dico favorire ma se non altro «accompagnare» le imprese evitando di reiterare nel tempo vecchi riti ormai obsoleti che, se mantenuti, rischiano di lasciarci ai margini della ripresa economica europea».