Nei giorni scorsi abbiamo tramesso un corposo documento all’VIII Commissione di Camera e Senato per sottolineare loro le criticità che tutt’ora permangono nello schema di decreto legislativo di riforma del Codice degli Appalti.
Dispiace dover registrare che nel provvedimento in esame ci sia una scarsa attenzione ai servizi di architettura e ingegneria e – più in generale – alla fase della progettazione, che resta l’elemento chiave per la realizzazione degli obiettivi perseguiti dalle amministrazioni.
Su questo versante sono più che condivisibili le criticità messe in evidenza dall’Anac, così come facciamo nostro il rischio segnalato da Confindustria di shock regolatorio se non si posticipasse l’entrata in vigore del provvedimento in questione
La nostra impressione è che lo schema approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri risponda per lo più alle esigenze delle grandi imprese e degli enti locali impegnati nelle gare del Pnrr. Il messaggio che il Governo vuole lanciare sembra sia quello di fare presto per non rinunciare ai fondi. Sono infatti due gli elementi che ci fanno propendere per questa interpretazione.
Anzitutto l’ostinato ricorso all’istituto dell’appalto integrato, nonostante i fondati rilievi mossi dall’Anac, e in seguito la frettolosa riduzione dei livelli di progettazione, che rischia seriamente di compromettere la qualità e la sicurezza delle opere pubbliche.
Nel testo, infine, non ci sono garanzie per i liberi professionisti. In riferimento alle procedure di affidamento dei servizi di architettura e ingegneria, abbiamo chiesto che la stazione appaltante indichi sempre il procedimento adottato per il calcolo dei compensi ai sensi del Decreto Parametri e che lo stesso venga aggiornato. Anche in ordine ai requisiti di partecipazione ci sono molte perplessità.
Come può un’amministrazione chiedere, seppure in modalità transitoria, il fatturato globale maturato nell’anno precedente a quello di indizione della procedura quando ancora oggi resistono a livello macroeconomico gli effetti della pandemia e soprattutto senza tenere conto dei tempi specifici delle attività legate ai servizi di architettura e ingegneria? Il fatturato maturato nell’anno precedente, infatti, non necessariamente corrisponde alla effettiva attività svolta dal professionista nello stesso periodo.
Auspichiamo pertanto che il Parlamento tenga conto anche di queste osservazioni: se il testo passasse in via definitiva senza le opportune modifiche, perderemmo l’occasione che ci dà il Pnrr di rinnovare con qualità il Paese, a partire dalle infrastrutture e dalle opere pubbliche.
di Franco Fietta | Presidente Fondazione Inarcassa