Urbanpromo la manifestazione organizzata dall’Inu e Urbit, propone nella gallery del sito i progetti che sono stati presentati alla manifestazione. Tra questi, due importanti esempi di azioni di rigenerazione urbana, provenienti dall’ambito pubblico.
A Pordenone… Il nuovo Piano di Pordenone può essere considerato un progetto di rigenerazione urbana esteso all’intera città. La stasi della crescita urbana generata dalla crisi economica e la conseguente mancanza di prospettive di sviluppo, richiedono un nuovo approccio in grado di valorizzare le risorse e le energie della città. In passato i piani gestivano la crescita delle città mentre oggi devono reinterpretare la propria funzione, attivando nuove filiere economiche e di sviluppo urbano sostenibile.
Gli interventi del nuovo Piano di Pordenone sono stati impostati su 3 asset strategici da attivare sul territorio:
- l’uso delle ecotecnologie,
- il patrimonio edilizio,
- le aree dismesse.
A Milano… Interessante e significativo poi il caso del quartiere Lorenteggio, un complesso di edilizia residenziale pubblica situato nella periferia sud-occidentale di Milano: di forma quadrangolare, si estende sull’area di 6 isolati, edificato tra il 1938 e il 1944 con una dotazione minima di servizi pubblici e privati, abitato da popolazione a basso reddito oggi prevalentemente anziana, in stato di avanzato degrado, è stato individuato quale ambito in cui avviare un vasto programma di rigenerazione sociale ed edilizia, e ‘campo di sperimentazione’ per attuare l’obiettivo di crescita inclusiva previsto dalla ‘Strategia 2020’ della Commissione europea ed a valere sui fondi strutturali comunitari (Fesr, Fse).
Si tratta di una proposta di progetto innovativa e sperimentale perché unisce azioni di riqualificazione urbanistico-edilizia (ristrutturazione degli edifici residenziali, interventi di ecoefficientamento di edifici pubblici, sistemi di illuminazione efficienti che aumentano il grado di sicurezza) ad azioni di rigenerazione del tessuto sociale (processo di progettazione partecipata e di accompagnamento al processo di mobilità dei residenti, sostegno finanziario alle famiglie in difficoltà economica per attivare percorsi di inserimento lavorativo, avvio di imprese sociali).
Un processo di ‘co-progettazione’ che vede Regione Lombardia, comune di Milano e Aler di Milano (proprietaria degli immobili) impegnati ormai da mesi negli approfondimenti sotto i diversi profili della situazione del quartiere e nell’individuazione di ulteriori risorse che consentano agli abitanti di tornare a sentirsi parte della città e non una ‘enclave’ chiusa in sé stessa, così da rispondere a quanto intende la Commissione europea per inclusione sociale, ovvero ‘la possibilità che tutte le persone possano partecipare pienamente alla vita economica, sociale e culturale, e godere di un tenore di vita e di un benessere considerati normali nella società in cui vivono’.