Osservatorio congiunturale Ance 2025

Ance, 2025 a due facce. Bene le opere pubbliche, in frenata quasi tutti gli altri comparti

Presentato l’Osservatorio congiunturale dell’associazione nazionale costruttori edili. Pesano sull’andamento delle costruzioni le incertezze internazionali e la debole crescita dell’economia. Per l’anno appena iniziato gli esperti di via Guattani prevedono un + 16% per i lavori pubblici e + 3,2% per i nuovi investimenti non residenziali privati. In calo tutti gli altri comparti

Presentato martedì 28 gennaio a Roma l’Osservatorio congiunturale Ance 2025 sull’industria delle costruzioni. Il primo commento a caldo alla mole di dati esposta dal Centro studi e dalla direzione Affari economici dell’associazione costruttori, è della presidente Federica Brancaccio, che ha ricordato come in Italia, una volta conclusa l’onda positiva del Pnrr, ci sarà ancora tanto da fare.
«C’è l’emergenza casa – ha detto -, c’è da intervenire sul nostro fragile territorio. Bisogna mettere in campo tutte le azioni necessarie per contrastare i cambiamenti climatici. Sono questi i principali asset sui quali noi chiediamo di cominciare a lavorare per il futuro».
Per Piero Petrucco, vicepresidente di Ance: «Le imprese italiane sono pronte a fare la loro parte». Il numero due dell’associazione costruttori edili ha anche ricordato «come il ruolo che le costruzioni hanno avuto sulla crescita del Paese è stato guardato positivamente anche a livello europeo».
Ma veniamo ai dati, a cominciare dalle previsioni per il 2025, che secondo l’Associazione nazionale non saranno positive.

Un 2025 in calo

Le previsioni del Centro studi per l’anno 2025 fanno i conti con un scenario tutt’altro che facile: l’economia nazionale registra una debole crescita, c’è la forte instabilità del contesto internazionale, fanno discutere gli orientamenti della nuova amministrazione Usa, soprattutto in materia di misure protezionistiche, cresce insomma l’incertezza.
La stima dell’associazione nazionale costruttori edili per l’anno in corso parla di una flessione del -7% su base annua dei livelli produttivi, in peggioramento rispetto al calo stimato per l’anno 2024. Un risultato fortemente influenzato dal mancato apporto della manutenzione straordinaria residenziale, in significativa riduzione del -30% su base annua, conseguenza diretta dell’ulteriore rimodulazione delle aliquote fiscali.
Analogamente, anche la previsione Ance per gli investimenti in manutenzione straordinaria non residenziale privata risulta essere negativa, pari a una flessione del -2,5% rispetto al 2024. Anche su tale aspettativa incide la diminuzione delle aliquote di agevolazione fiscale previste per questo mercato.
Con riferimento agli altri comparti, si stima un ulteriore ridimensionamento nei livelli produttivi per la nuova edilizia abitativa, per i quali Ance prevede un calo del – 2,6% su base annua, in considerazione della contrazione dei permessi riferiti alle nuove superfici abitative concesse.
Fortunatamente, ci sono anche le buone notizie. Per i nuovi investimenti non residenziali privati la previsione infatti è di un aumento tendenziale del +3,2%.

(immagine Ance)
(immagine Ance)

Tale dinamica positiva è sostenuta dal buon andamento dei permessi di costruire, che nel corso del 2024 hanno mostrato valori positivi in termini di nuove superfici autorizzate.
Per il comparto delle opere pubbliche, la stima Ance per il 2025 è di un ulteriore aumento del +16% rispetto all’anno precedente, trainato dall’accelerazione nella realizzazione dei progetti Pnrr negli ultimi anni del Piano stesso. Tra il 2025 e il 2026, occorrerà, infatti, realizzare e rendicontare circa 54 miliardi di euro di investimenti, con obiettivi sempre più ambiziosi.

2021-2023: il triennio d’oro

Nello scenario economico prima ricordato, risulta ancora più rilevante l’evoluzione degli investimenti nel settore delle costruzioni, che sono stati il principale volano di crescita per l’economia italiana nel triennio 2021-2023. Durante questo periodo, l’Italia ha registrato un aumento del Pil del +14,8%, superando nettamente Germania (+4,8%) e Francia (+10,7%), raggiungendo livelli superiori a quelli pre-pandemici. Oltre un quarto di questa crescita è imputabile proprio al comparto edilizio, che ha conosciuto una ripresa senza precedenti, tornando a essere un elemento trainante dopo anni di stagnazione. In soli tre anni, i livelli produttivi settoriali sono aumentati di oltre 94 miliardi, colmando il divario produttivo causato da una crisi durata più di un decennio (-90 miliardi).
Tale straordinaria performance è stata sostenuta da due importanti driver di sviluppo: gli incentivi fiscali per la riqualificazione del patrimonio immobiliare e il Pnrr.
Gli incentivi legati allefficientamento energetico, in particolare, con circa 500 mila interventi (pari al 5,8% dello stock edilizio del Paese), hanno avviato un primo importante processo di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare, consentendo di passare da una logica della singola unità abitativa a quella di intero edificio, necessaria per massimizzare gli obiettivi di contenimento dei consumi energetici e di riduzione delle emissioni in atmosfera di gas serra.
In termini quantitativi, la misura ha raggiunto il suo apice nel 2023, con 44 miliardi di investimenti realizzati, per vedere, nel 2024, un progressivo ridimensionamento.
Viceversa, gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza hanno osservato nel 2024 il primo anno di importante realizzazione.

(immagine Ance)
(immagine Ance)

Il 2024 in cifre

Sulla base dei dati ricordati, la stima Ance per l’anno appena concluso è di una flessione tendenziale degli investimenti in costruzioni del -5,3% in termini reali. Questo dato risente del consistente calo della manutenzione straordinaria abitativa. Di contro, come detto, evidenzia il proseguire dell’ottima performance delle opere pubbliche, trainate dalla realizzazione dei lavori Piano nazionale.

L’andamento 2024 dei vari comparti

La stima formulata dall’Ance per il 2024 di una riduzione degli investimenti delle costruzioni riflette dinamiche opposte del comparto abitativo e non residenziale.
Sul primo pesa soprattutto il venir meno dell’importante driver della manutenzione straordinaria residenziale; di contro, prosegue il buon andamento del non residenziale, trainato dal boom delle opere pubbliche.
Relativamente ai singoli comparti, nel 2024 per la nuova edilizia residenziale si stima una diminuzione tendenziale degli investimenti del -5,2% in termini reali, legata all’andamento negativo dei permessi di costruire in atto dal 2022, cui si accompagna un calo dei finanziamenti erogati alle imprese.
Tali dinamiche si inseriscono in un contesto di comparto piuttosto delicato, stretto dall’aggravarsi della “questione abitativa” e dall’assenza di una visione di lungo periodo che punti alla costruzione di nuovi alloggi in linea con le necessità della nuova domanda di abitazioni.
Per gli investimenti di recupero abitativo, le stime dell’Ance sono di una significativa riduzione del -22% in termini reali nel confronto con il 2023. Sul comparto, che ormai rappresenta il 40% del valore complessivo degli investimenti nel settore delle costruzioni, pesa, come già anticipato, il venir meno del Superbonus e della possibilità di utilizzare lo strumento della cessione del credito o dello sconto in fattura anche per i bonus ordinari.

(immagine Ance)

A questo proposito, i dati Enea – ministero dell’Ambiente riferiti al 2024, testimoniano il drastico calo nell’utilizzo del Superbonus energetico. Si passa, infatti, da una media di circa 5 miliardi al mese nel primo trimestre dell’anno – livello ancora paragonabile a quelli del 2023 – a soli 180 milioni al mese nel periodo compreso tra aprile e novembre.
Passando al comparto non residenziale e, in particolare, alla componente privata, l’Ance stima per il 2024 una tenuta dei livelli produttivi (+ 7% su base annua) legata a un rinnovato dinamismo nei vari comparti, in particolare nel settore retail e alberghiero. Questa dinamica si riflette sia negli investimenti nuovi sia in quelli legati alla manutenzione straordinaria non residenziale.
La stima Ance per i nuovi investimenti non residenziali privati è del +0,5% rispetto al 2023. Su tale risultato incide il buon andamento dei permessi di costruire relativi all’edilizia non residenziale che dopo la frenata del 2023, mostra un recupero nei primi nove mesi del 2024 in aumento del +5,2% su base annua.
Allo stesso modo, anche la manutenzione straordinaria non residenziale chiude il 2024 in positivo, in aumento tendenziale del +0,8%. A questa dinamica contribuisce, oltre al discreto dinamismo nel comparto non residenziale, un’anticipazione delle scelte di investimento in manutenzione in virtù di livelli di incentivi fiscali più alti, nel 2024, rispetto a quelli fissati per il 2025.

La centralità della manutenzione straordinaria

Alla luce di questi dati, emerge chiaramente come gli investimenti in manutenzione straordinaria abbiano ormai occupato una posizione centrale nel settore delle costruzioni, arrivando a rappresentare – tra la componente residenziale e non abitativa – il 70% del totale degli investimenti complessivi. La sostenibilità, il contenimento dei consumi energetici e l’adattamento degli edifici agli standard moderni sono solo alcune delle motivazioni che stanno guidando questa tendenza, ridefinendo le priorità e le strategie di investimento di imprese, famiglie e operatori del settore.

Il ruolo fondamentale delle opere pubbliche

Infine, il comparto delle opere pubbliche, anche grazie ai lavori del Pnrr, sta acquisendo un ruolo fondamentale nella tenuta dei livelli industriali, condizionando in modo molto più incisivo rispetto al passato le dinamiche complessive del settore.
La stima Ance per il 2024 è di un consistente aumento del +21% su base annua per gli investimenti in costruzioni non residenziali pubbliche. Si tratta di una crescita importante che conferma, peraltro, un trend espansivo già in atto da alcuni anni, che porta il comparto ad essere il nuovo motore di sviluppo per il settore, oltreché per l’ammodernamento infrastrutturale del Paese.

Il ruolo del Pnrr

Il Pnrr sta svolgendo un ruolo fondamentale in questa nuova fase delle opere pubbliche. Nel corso del 2024, infatti, molti progetti infrastrutturali del Piano, superate le fasi di programmazione e progettazione, sono entrati nella fase esecutiva.
Gli ultimi dati sul Piano nazionale, al 31 ottobre 2024, evidenziano per il settore delle costruzioni un livello di spesa di 18 miliardi, al netto dei circa 14 miliardi di investimenti nel comparto privato sostenuti dal Superbonus.

(immagine Ance)

Una spesa concentrata principalmente su infrastrutture ferroviarie e opere diffuse sul territorio di competenza degli enti locali.
Il Piano, infatti, ha dato certamente impulso agli investimenti effettuati da alcuni dei principali soggetti attuatori, Comuni e Rfi. Nel corso del 2024 Rfi, ha incrementato gli investimenti del +16%, più che raddoppiando i livelli rispetto al 2020.

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