Com’era e com’è diventata oggi Altobello, grazie al percorso compiuto in comunione dal comune di Venezia e dal «Gruppo di ascolto» dei residenti dell’area, nell’ambito del «Contratto di quartiere»: questo è quanto si propone di illustrare, con venti pannelli fotografici distribuiti in altrettanti punti chiave, la mostra «Noi eravamo qui».
Grazie a queste immagini, ognuna delle quali è stata collocata sul punto esatto dove è stata scattata, è possibile davvero rendersi conto di quanto quest’area sia cambiata in pochi anni passando da zona degradata, posta al centro della città, a luogo ricco di verde, di spazi pedonali, in cui si è ampliata l’offerta formativa e si è realizzato anche un importante recupero edilizio.
Il progetto ha goduto di un finanziamento iniziale di 10 milioni di euro (7 dallo Stato e 3 dalla Regione) investito per gli interventi dell’Ater per la prima Tettoia di via Fornace, il Campo dei Sassi e gli edifici attigui nella stessa via e parzialmente per la pedonalizzazione di via Costa e di via Fornace, per il nuovo nido, la ludoteca, il giardino di via Altobello e per la ristrutturazione del centro civico.
I contributi hanno funzionato anche da catalizzatore per il reperimento di ulteriori risorse: questo ha permesso all’Ater di aprire i cantieri per le altre due Tettoie di via Fornace e per nuovi alloggi in via Bissolati e ha messo il comune nelle condizioni di poter vendere l’area dell’ex via Turati, già occupata da dieci edifici abbandonati.
Con gli incassi delle vendite l’ente pubblico ha finanziato tutti i suoi interventi e gli acquirenti dei terreni hanno a loro volta realizzato il raddoppio di piazza Madonna Pellegrina e gli altri interventi, come previsto dal contratto di quartiere: alla fine sono stati 40 i milioni di euro complessivamente mobilitati.
Il fatto che i residenti delle aree limitrofe all’area del «Contratto di Quartiere» chiedano ora che gli stessi interventi vengano realizzati anche nelle vie vicine sta a dimostrare come i risultati ottenuti siano stati apprezzati.