La Regione Toscana fa scuola in fatto di lavoro sicuro. Il suo Piano straordinario varato nel 2014 per contrastare le sacche di illegalità createsi per la presenza massiccia di imprese a conduzione cinese soprattutto a Prato, sarà protagonista di un convegno ad hoc ad Ambiente Lavoro, la convention nazionale dedicata alla sicurezza sui luoghi di lavoro, in programma alla Fiera di Modena il 13 e 14 settembre.
Prato: su 7.700 imprese 5.500 sono cinesi
Per capire l’entità del fenomeno basti pensare che delle 7.700 imprese iscritte alla Camera di commercio di Prato 5.500 sono costituite da cittadini di nazionalità cinese. Il fenomeno nasce all’inizio degli anni ’90 e troppo spesso è connotato da sfruttamento dei lavoratori in capannoni usati sia per lavorare sia per dormire.
La Regione Toscana ha deciso di scendere con decisione in campo dopo quello che successe il primo dicembre 2013, quando sette operai cinesi morirono nel rogo di un capannone dove lavoravano e vivevano.
Un controllo capillare su 8257 imprese al 31 marzo
Una sfida senza precedenti, sia per le risorse messe in campo sia per gli obiettivi: effettuare nel triennio 2014/2016 il controllo capillare delle 8mila aziende di etnia cinese operanti nell’area vasta del centro Toscana corrispondente al territorio delle Ausl di Firenze, Prato, Empoli e Pistoia.
Un intervento che è stato portato a compimento in leggero anticipo sui tempi prefissati ed ha consentito di sottoporre ad un controllo capillare pressoché la totalità delle imprese cinesi operanti nel territorio: 8.257 al 31 marzo di quest’anno. Gli interventi sono stati preceduti da un’intesa con le Procure della Repubblica e le Prefetture del territorio e da una intensa campagna di relazione e comunicazione con la comunità cinese e le sue rappresentanze, considerata la rilevanza delle barriere linguistiche e culturali esistenti.
Un modello di repressione dell’illegalità
Visto il successo ottenuto, la Regione Toscana ha deciso di andare avanti per altri due anni. Il convegno ad Ambiente Lavoro rappresenta pertanto un’importante occasione per poter illustrare e discutere dell’esperienza del Piano Lavoro Sicuro, come possibile modello di attuazione di un’azione repressiva dell’illegalità e allo stesso tempo in grado di promuovere la cultura della prevenzione: nel triennio di attività si è infatti registrato un netto miglioramento delle condizioni di sicurezza e l’aumento della percentuale di imprese virtuose.