È tornato accessibile al pubblico, dopo due anni di lavoro, il DoubleTree by Hilton, hotel a 4 stelle situato nella centralissima Piazza della Repubblica a Trieste, dotato di 125 camere che vanno dai 23 mq agli 80 mq (stilisticamente ispirate alla vita marittima della città portuale), aree reception, sala meeting, centro benessere e spa, oltre a sale conferenze multifunzionali, Il Novecento Restaurant e il Berlam Coffee Tea & Cocktail (rispettivamente il ristorante e il bar interni alla struttura).
L’edificio si articola attraverso una pianta trapezoidale di dimensioni 79×44 m e si sviluppa su un piano interrato e 8 fuori terra, per un totale di 79.000 mc circa. È sostenuto da un livello basamentale composto da fondazioni a travi continue in c.a. e muri di sostegno del solaio del piano terra.
Fuori terra è composto da strutture in elevazione in muratura con alcuni pilastri in calcestruzzo armato presenti localmente. Gli impalcati sono caratterizzati da strutture eterogenee: travi di legno o acciaio a sostegno di un tavolato ligneo, travi e solette in c.a., oppure solai nervati in c.a. gettati in opera.
L’intervento ha previsto un insieme di opere volte alla rifunzionalizzazione dell’edificio, che per anni ha ospitato una compagnia di assicurazione, per trasformarlo in albergo con l’obiettivo di conservare le caratteristiche originali del palazzo rispettando i vincoli architettonici e inserire, dove possibile, elementi di design contemporaneo.
Sono stati quindi effettuati interventi di consolidamento sulle strutture, volti a ridurre la vulnerabilità sismica del fabbricato, tenendo in opportuna considerazione il vincolo monumentale, e opere edili che hanno coinvolto molteplici aree dell’immobile.
È stato inoltre necessario un adeguamento funzionale e normativo degli impianti che ha portato all’installazione di un impianto di riscaldamento e raffrescamento di tipo Vrf in versione a recupero di calore (tre tubi), con flusso di refrigerante variabile, meno impattante dal punto di vista architettonico e più performante dal punto di vista energetico rispetto al tradizionale impianto ad acqua a 4 tubi.
Il programma di restauro e risanamento conservativo di questo iconico palazzo, risalente ai primi anni del ‘900, ha visto coinvolta F&M ingegneria per il progetto strutturale e la direzione lavori, insieme allo studio Caberlon Caroppi per il progetto architettonico e Arcadis Italia per le attività project management. Quest’ultima in particolare ha:
- supportato il cliente nell’individuazione degli obiettivi dell’intervento evidenziando i pro e contro da un punto di vista di tempi, costi e qualità della realizzazione del progetto.
- Coordinato i diversi soggetti coinvolti alla redazione dell’intervento.
- Verificato la completezza di tutte le fasi progettuali.
- Valutato, in accordo con la committenza, le scelte progettuali sulla cui base sono stati stimati i relativi costi di realizzazione e le soluzioni alternative volte all’ ottimizzazione dell’importo delle opere (Value Engineering).
- Previsto l’organizzazione della gara d’appalto per la scelta del General Contractor
- Supportato il cliente durante tutte le attività di cantiere attraverso la verifica del Programma Lavori esecutivo e il monitoraggio delle scadenze intermedie e finali.
- Gestito la partecipazione alle riunioni di cantiere settimanali finalizzate alla risoluzione dei problemi sorti in campo, occupandosi dell’assistenza nella definizione tecnico-economica di varianti e relative modifiche di costi.
- Coordinato i rapporti, congiuntamente con la Direzione Lavori, con gli enti coinvolti (tra cui la Soprintendenza), dialogando costantemente con il gestore alberghiero (Hnh Hospitality) e il brand (Hilton).
Il cantiere, diretto da F&M Ingegneria, che ha garantito il rispetto dei tempi e delle modalità, si è articolato in una prima fase di demolizioni e rimozioni propedeutiche ad affinare la conoscenza dell’edificio, a seguito delle quali è stato revisionato il progetto iniziale.
A ciò è seguito l’ampio insieme di opere edili, strutturali e impiantistiche volte a cambiare la destinazione d’uso con tutte le difficoltà legate sia all’estremo valore storico dell’edificio che alla compresenza di attività commerciali in essere. Questo ha comportato la necessità di intervenire attraverso «micro cantieri» interni o in orario di chiusura, al fine di limitare al minimo i disagi.
Successivamente, con la definizione del gestore, il quale si è andato ad affiancare al committente, si è presentata la necessità di ottemperare a richieste e standard specifici, i quali hanno comportato la necessità di rivedere ampie parti del progetto.
Al fine di rispettare i previsti tempi di consegna si è attuata una consegna parziale delle aree al gestore, in modo tale da procedere con le operazioni di arredo e finitura, per le quali l’appaltatore manteneva comunque il compito di assistenza nell’ambito del cantiere generale.
Il cantiere, che ha preso il via con un’ampia campagna di demolizioni e rimozioni, aveva anche la necessità di salvaguardare ampie porzioni considerate particolarmente di pregio.
Tali aree, caratterizzate da mosaici parietali, boiserie, stucchi e tappezzerie, nonché arredi fissi e mobili di estremo valore, sono state da subito delimitate attraverso chiusure fisiche e l’accesso alle stesse era consentito esclusivamente a personale autorizzato.
Un’operazione quasi chirurgica di ripristino, che ha consentito di trasformare l’intero edificio in una struttura alberghiera di alto livello salvaguardando gli aspetti storici e architettonici che ne determinano il valore, avvenuta grazie al confronto costante con la Soprintendenza e tutti gli altri Enti competenti i quali hanno permesso di trovare soluzioni adeguate e aderenti alla legislatura in essere. (vb)