Oltre 500 partecipanti ai lavori, 1500 collegati in diretta streaming, 160 contributi alla mostra multimediale «Il Paese che vorrei», 50 relatori tra cui i presidenti delle associazioni rappresentative di architetti, ingegneri, ambientalisti: sono i numeri del XXIX Congresso dell’Istituto nazionale di urbanistica «Progetto Paese», che si è svolto a Cagliari all’Auditorium di piazza Dettori.
La presidente Inu Silvia Viviani ritiene che l’interesse e la partecipazione che ha ottenuto la manifestazione, a cominciare dalle forze politiche e associative e dai rappresentanti del mondo professionale che si occupano di governo del territorio, sia una spinta importante per la prosecuzione del percorso intrapreso dall’Istituto.
Silvia Viviani | Presidente Inu
«Fare squadra, perché la forza della cultura si evince dalla sua diffusione, dagli effetti pervasivi che modificano comportamenti; investire sulla formazione e sull’aggiornamento; promuovere e sostenere la sperimentazione; fornire conoscenza, rappresentazioni interpretative consapevoli e servizi qualificati alle forze di governo che vogliono dare la risposta alle aspettative sociali e promuovere nuove economie; individuare le priorità di una strategia unificante, contrastando ogni settorialismo. È necessario promuovere l’aggregazione, la messa a sistema delle conoscenze e delle proposte, il coinvolgimento dei tanti soggetti in grado di fornire esperienza, sia di metodo che di contenuti, per integrare la sostenibilità ambientale, economica e sociale nelle politiche urbanistiche. Con le prossime tappe, semplici e operative, l’Inu intende dimostrare l’utilità sociale dell’urbanistica, una progettualità esperta al servizio del cittadino e delle forme democratiche della convivenza. Da oggi, sulle traiettorie aperte nel Congresso, ci muoveremo per mettere a punto ipotesi operative, per mantenere, generare e integrare in modo equilibrato le funzioni sociali, economiche, culturali, nella trasformazione della città, secondo appropriatezza ai contesti urbani e ai fenomeni locali, sulla base di una corretta conoscenza delle condizioni di stato e di rischio, per informare e formare la cittadinanza, qualificare le competenze necessarie e sostenere le economie e le filiere locali, e infine, ma non per ultimo, per declinare i nuovi standard di funzionalità eco-sistemica degli ambienti favorevoli allo svolgimento delle attività umane».