Costruire In Laterizio | Cittadella (Pd)

Restauro e «ri-Animazione»

Cittadella, città murata di nuova fondazione, nata per volontà del Comune di Padova nel 1220, è stata caratterizzata, negli ultimi due secoli, da un forte degrado. Dal 1995 l’intero sito è interessato da un importante laboratorio di restauro, conservazione e valorizzazione.

Cittadella, città murata di nuova fondazione, nata per volontà del Comune di Padova nel 1220, è forse la più interessante, dal punto di vista tipologico e morfologico, tra le terre nuove o borghi franchi, sorti nell’Italia settentrionale fra il XII e XIII secolo, sia per l’eccezionalità dimensionale che per l’integrità architettonica delle sue mura. Con la sua forma quasi ellittica, scandita da torri e torresini in trentadue paramenti e divisa in quattro parti da assi ortogonali.

Vista del cammino di ronda prima dei lavori di restauro.@ Studio Valle.

Marin Sanudo (1483) la descrive: «Castello bellissimo […] tondo con bellissime muraglie»[1].

Ed esprime con queste parole il valore simbolico che le mura medievali avevano per Venezia nell’ultimo decennio del XV secolo, come immagine insopprimibile di antica grandezza. Marin Sanudo rappresentava esattamente l’atteggiamento della Serenissima nella riscoperta dell’antico.adella è apparsa sin dalle origini più città, di nuova fondazione, che castello.

La Cittadella, che «è concepita e condotta a compimento con la stessa tecnica e gli stessi accorgimenti di una piccola città» [2], è un importante segno architettonico che ha condizionato nei secoli un vasto territorio.

Un forte degrado ha caratterizzato gli ultimi due secoli della sua esistenza, una volta perduta la valenza militare strategica; il crollo generalizzato dell’apparato sommitale dei merli guelfi e della muratura di sostegno con beccatelli a sbalzo del percorso di ronda, delle torri e delle porte di accesso alla fortificazione ha impedito per un lungo periodo la sua fruizione e la percezione spaziale di questo meraviglioso monumento, un vero e proprio «Palazzo dei Giganti […] gli antichi castelli lontani Araldi di quel luogo delizioso […]», così li descrive Fernando Pessoa evocando un tempo perduto [3].

Vista del cammino di ronda dopo il restauro.@ Studio Valle.

Cittadella è stata in questi anni un importante laboratorio di restauro, conservazione e valorizzazione di un centro storico. Le mura erano nel 1994 ancora quasi intatte nella loro particolare forma quasi circolare, ma a pianta ortogonale, con le porte poste sui due assi principali che ne determinano la divisione in quattro parti. ‘Quasi’ perché il sistema originario era costituito da trentadue cortine murarie, dodici torri, sedici torresini e dai torrioni, in corrispondenza delle porte.

Rimanevano trentuno cortine, di cui de prive dell’apparato sommitale, e una torre e un torresino erano quasi scomparsi in prossimità della breccia, nel settore nord ovest; nel settore  sud est una torre è in parte crollata a causa dell’abbassamento della cortina muraria e il torresino limitrofo presentava un’allarmante diversione dalla verticale.

Significative inclinazioni erano presenti diffusamente nei paramenti murari e l’apparato sommitale merlato pericolante presentava crolli generalizzati su tutto il perimetro, come pure il cammino di ronda, le cui tracce erano solo percepibili.

Cammino di ronda. Dettaglio del reintegro in nuovi mattoni della parte sommitale e del parapetto in corten.@Studio Valle.

I lavori, iniziati nel 1995, sono proseguiti quasi ininterrottamente fino al 2013 e terminati con il recupero del quadrante sud est delle mura e il completamento del restauro dell’intero perimetro della cinta muraria. La reintegrazione del cammino di ronda, per una lunghezza complessiva di 1460 metri, ha oggi un duplice significato:

  • rendere fruibile un monumento fino a pochi anni fa irraggiungibile, relegato al ruolo di spartitraffico nel caos della città contemporanea,
  • utilizzare il percorso come uno strumento indispensabile per la cura, manutenzione, diagnostica e monitoraggio dell’antico monumento.

Il progetto di restauro ha interessato l’intera città e tutti gli edifici annessi alle mura e con esse formanti un sistema organico di luoghi collegati in quota dall’anello del cammino di ronda. Si tratta di un’architettura caratterizzata da una organizzazione degli spazi complessa.

Persa la funzione difensiva, il tema del percorso, dell’entrare e salire sul sistema fortificato è diventato fondamentale nel progetto di «ri-Animazione», per connettere i luoghi espositivi realizzati negli edifici storici posti lungo il perimetro, riutilizzando il percorso di ronda in gran parte crollato.

Disegno di progetto del fronte est della galleria, modificato con i nuovi laterizi. @Fulvio Orsenigo.

Ora ci si chiede: «cos’è l’architettura?»
L’architettura è arte dello spazio che si esprime nel tempo. Ciò avviene in due modi. L’architettura si esprime nel tempo per essere percorsa,attraversata, salita o discesa all’interno di quella promenade architecturale di cui ha parlato Le Corbusier, una scoperta per fasi di un edificio che viene scomposto in differenti vedute esterne e interne. Vedute che poi si ricompongono attraverso una sorta di montaggio filmico che conferisce loro una unità tematica e formale subito acquisita dalla memoria.

Riattivare il percorso sulle mura serve a restituire una dimensione simbolica alla città murata (1). Solo dall’alto dei suoi camminamenti e delle sue torri essa è veramente se stessa, perché ritrova la sua dimensione urbana e territoriale. Perché è nata per essere percorsa e si relaziona dall’alto con la trama territoriale dei castelli.

Il cammino di ronda, reintegrato nell’immagine e nel senso, è diventato il filo di Arianna
che connette gli spazi espositivi, anch’essi recuperati e trasformati nel progetto di restauro, disseminati lungo il perimetro delle mura. Le vecchie ferite, i punti deboli dell’antica fortezza, sono diventati i punti di forza della città contemporanea, che ha ritrovato nuova vitalità e energia attraverso la messa in funzione delle sue mura, nella composizione tra antico e moderno.

Sono state aggiunte le parti mancanti a sostegno e completamento dell’esistente, attraverso l’uso di tecnologie e materiali attuali, compatibili, riproponendo la spazialità, ma anche l’atmosfera dell’antica fortezza, ricostruendo il limite delle mura per dare senso al paesaggio circostante e far rivivere l’immagine del monumento. L’evento ti permette di interagire con la città [4].

Il progetto di conservazione, dopo una fase di studi e ricerche finalizzata al restauro, è stato rivolto prevalentemente a mantenere il profilo raggiunto con il passare del tempo dal monumento e a rallentare il degrado del rudere, attraverso la revisione delle malte, degli intonaci e delle significative murature in mattoni di laterizio, utilizzando materiali e procedure costruttive compatibili e simili a quelli originali.

Vista interna di Porta Padova. @ Studio Valle.

L’integrazione è avvenuta lì dove era necessario, per entrare, salire e percorrere le mura, in un processo di «ri-Animazione» dell’opera, non separabile dalla conservazione, in un progetto frutto della composizione dei due orientamenti complementari, inseriti dichiaratamente nel tempo presente.

Diversi sono stati gli interventi di consolidamento statico eseguiti per risolvere i problemi di stabilità e di miglioramento sismico, quasi tutti rispondenti al requisito di reversibilità, ma non di precarietà per il monumento.
Sono stati impiegati pali soles, micropali e strutture in calcestruzzo di sostegno dei paramenti murari, ma senza sovrapposizioni.

Le vecchie strutture in calcestruzzo e le cappe cementizie, che interferivano con la struttura originale del rudere, sono state completamente eliminate. Le ricostruzioni sono state eseguite con nuovi mattoni di laterizio,– opportunamente calibrati per accordarsi con la preesistenza senza tuttavia confondersi con essa, calce idraulica naturale e barre in acciaio inox o carbonio.

La ricerca di un materiale che richiedesse poca manutenzione e che avesse i requisiti di resistenza previsti dalla normativa portava a diverse soluzioni possibili. La scelta dell’acciaio corten, per tutti i parapetti dei quasi millecinquecento metri del cammino di ronda, è stata dettata dalla volontà di usare un materiale che pur non essendo tradizionale come il legno ne richiamasse la tonalità garantendo maggior leggerezza e resistenza possibile (2).

Complesso il rapporto di questa architettura con il paesaggio circostante. Di certo all’inizio è stato un intervento di nuova fondazione che ha modificato radicalmente il luogo. Negli ultimi due secoli il rapporto si è invertito a discapito della fortificazione, diventata una rovina oggetto di saccheggi, modificata nelle sue parti interne e deturpata dall’eliminazione degli argini di sostegno delle fondazioni.

Nei tempi moderni all’esterno è stata circondata da strade e da pessime architetture (ospedale, magazzini comunali ecc.), gli antichi spalti sono diventati un sistema continuo di posteggi. Il progetto recupera e ridisegna il limite delle mura, ne integra e rafforza l’immagine e il ruolo territoriale.

Vista dall’alto del paramento 5 (settore sud est). @ Flavio Orsenigo.

Punti di soglia tra interno ed esterno della Città murata

Porta Bassano. La Rocca di Porta Bassano rappresenta il punto difensivo strategico della città murata; è la più grande, con cinque sistemi di porte e il mastio alto quasi 30 metri, simbolo del territorio. Qui è stato ripristinato il collegamento con la casa del Capitano delle guardie, diventata spazio museale, tramite la costruzione di scale e passerelle.

Sono state recuperate le strutture lignee interne, l’uscitasulla copertura è chiusa da una voltina in vetro come negli altri torrioni. All’interno gli stupendi affreschi rinvenuti, per lungo tempo celati sotto le scialbature, ci riportano ai tempi del dominio della Serenissima.

Casa del Capitano. Ridotta in rovina, a causa dell’uso improprio come abitazione del custode e per essere stata abbandonata per lunghi anni, è stata oggetto di opere di consolidamento statico dei solai, di ricostruzione del tetto e della scala interna, e di preventivi scavi archeologici, che hanno permesso di scoprire le diverse fasi di costruzione dell’edificio e gli antichi accessi alle difese sotterrane.

Torrione e Porta Vicenza. Nel Torrione di porta Vicenza sono stati inseriti un ascensore in vetro e acciaio e una scala in legno e acciaio che consentono di risalire e ammirare la  gravità delle murature all’interno di questo volume medievale. Quando si arriva in cima al castello si esce ad ammirare la città murata, che si offre in tutta la sua maestosità, dall’alto del torrione.

Verso la città è stata recuperata un bella crocifissione dipinta a fresco sotto il grande arco della porta. Gli intonaci originali delle mura sono stati recuperati e sigillati nei bordi (intonachino salva bordi), anche quelli degli edifici, in particolare quelli presenti nella Casa del Capitano e nelle Porte (3).

Porta Padova e Gallerie la cartolina e il leone. Porta Padova con l’orologio e l’antica campana è forse la più importante delle quattro porte di Cittadella. Il progetto di restauro e riuso funzionale ha permesso di rendere percorribili le gallerie sud e ovest della porta e il loro utilizzo per fini museali.

La scala a chiocciola in pietra, di collegamento verticale dal piano stradale, è racchiusa in un cilindro in muratura di mattoni situato nella parte interna sud della porta, e senza dubbio continuava, come testimoniano i tre gradini e le tracce sull’intonaco, oltre il piano della galleria est verso la torre di Malta; questa scala è stata recuperata e completata, con una copertura in vetro, per accedere dalla seconda porta alla galleria e al cammino di ronda.

Porta Treviso. Senza dubbio la porta arrivata a noi con i segni di maggior degrado, era stata in parte demolita nel periodo napoleonico, inoltre aveva subito crolli generalizzati dell’apparato sommitale delle murature. Il progetto ha previsto il ripristino dei camminamenti e l’inserimento di nuove passerelle e scale. Il restauro di Porta Treviso riprende la riflessione sul concetto di soglia, limite ricostituito della città murata.

Scala sulla Breccia. Nel settore nord ovest l’apertura di una breccia durante la guerra della Lega di Cambrai, ha causato l’irrimediabile perdita di uno degli otto paramenti murari originali. Il percorso ripristinato del cammino di ronda ha un punto di sosta nella zona della grande lacuna, dove sono state progettate due scale di discesa all’esterno delle mura verso il fossato e i giardini pubblici. Le scale riprendono, nell’immagine e nel senso, le grandi apparecchiature lignee di cui erano dotate le mura di Cittadella in epoca medievale. Gli esili pilastri in muratura di sostegno della scala si scostano volutamente dai ruderi delle fondazioni, rimarcandone il limite [6].

Vista dall’esterno del paramento 5 (settore sud est). @Studio Valle.

Trasformazione di uno spazio militare in uno spazio pubblico

Il progetto di Campo della Marta trasformato in Campo dei Giganti è diventato in qualche modo icona e simbolo del progetto di restauro, perché in questa rappresentazione si esprime un’idea di città e di paesaggio interno, appositamente riprogettato per quest’area militare, degradata, adibita nel XX secolo a parcheggio e chiusa tra le mura e un grande edificio scolastico dismesso, recuperato a fini museali e a sede comunale.

Il vetro, l’acciaio e il legno, scelti come materiali da utilizzare nei nuovi inserti, si contrappongono alle imponenti mura in mattoni, restaurate ove possibile e reintegrate nelle lacune con nuovi laterizi. Nel Campo dei Giganti, dunque, alla gravità delle mura si oppone la trasparenza leggerezza del vetro della grande apertura praticata nella facciata sud dell’edificio ottocentesco.

Palazzo Mantegna. La nuova sede comunale è stata ricavata dalla ristrutturazione della vecchia scuola dedicata a Vittorio Emanuele II, che era stata costruita a fine Ottocento a chiusura del campo della Marta, lungo via Indipendenza.

La demolizione di alcuni corpi di fabbrica aggiunti, della parete sud del corpo centrale dell’edificio e di alcuni solai, con l’addizione di scale e ballatoi appesi con tiranti in acciaio e la costruzione di un ascensore panoramico, racchiuso in una struttura in vetro, hanno permesso di articolare gli spazi e di dare leggibilità tipologica al volume edilizio preesistente.

Il Campo della Marta pensato inizialmente come spazio espositivo all’aperto è stato successivamente integrato con il progetto di una tribuna lignea, appoggiata sul tappeto erboso, che riprende le strutture dei praticabili e delle macchine leonardesche. Uno spazio pubblico dove la gente si raduna.

Settore sud est/ Paramento 5. Nel novembre 2011 sono iniziati i lavori di restauro e valorizzazione del quadrante sud est, che ha permesso di completare il cammino di ronda e il recupero e riuso dell’intero sistema fortificato. In continuità con gli interventi già eseguiti nei quadranti sud ovest, nord ovest e nord est delle mura, è stata completata l’integrazione muraria del cammino di ronda con nuovi mattoni di laterizio e la protezione del percorso con un parapetto modulare in corten.
All’esterno il volume dell’ospedale sovrasta le mura e anche il parcheggio sotterraneo; le case all’interno, costruite a ridosso delle mura oppure a pochi metri, fuori da qualsiasi logica o regola, sono abusi sanati.
Le foto storiche e l’analisi del degrado documentano lo stato di conservazione di questo settore, giunto ad oggi con gravi problemi di stabilità dovuti a interventi antropici.
Cittadella è l’esito di un processo costruttivo che è proseguito ininterrottamente dall’anno della sua fondazione, e nel progetto di restauro è stato mantenuto il profilo raggiunto dal monumento in tutto il suo perimetro, senza pensare a ricostruzioni fantastiche o  completamenti stilistici dell’apparecchiatura muraria degli archi e delle merlature.

Vista interna del paramento 5 (settore sud est). @Studio Valle.

Il progetto non ha nessun intento mimetico o stilistico. Qui emerge l’insufficienza del restauro delle sole pietre. La conservazione integrata parte dal rigore della ricerca storica e dall’analisi delle cause del decadimento della materia dovute a carenze costruttive e al dilavamento, ma anche all’intervento antropico.

In questo caso stare al di qua del restauro vuol dire riconoscere di dover fare un qualcosa in più rispetto alla mera conservazione, e che in questo modo si possa, in maniera culturalmente lecita, operare una meditata riproposizione di reintegrazione, di reinterpretazione, dovuta a più fattori. Qui il limen diventa perentorio, non si può guardare fuori, se non da punti di vista privilegiati, le fessure inquadrano il paesaggio naturale o artificiale.

Il sole a sud est illumina e definisce i volumi con grande determinazione, i tagli inclinati controllano la luce naturale e anche quella artificiale. La passerella in grigliato di acciaio ci riporta alla trasparenza e leggerezza (come le architetture in ghisa di Henry Labrouste), in un gioco di luci e ombre. La scala ci permettere di scendere nel nucleo del paramento murario [7].

Le principali addizioni sono state realizzate per dare continuità al percorso in quota e l’integrazione dell’immagine del monumento. Le sottrazioni riguardano la demolizione di murature e piccoli edifici o superfetazioni che impedivano la percezione del monumento e ne compromettevano l’unità. Il progetto è costituito da un percorso principale e attraversamenti secondari, in quota, che servono gli spazi.

La luce naturale viene modulata all’interno di questi spazi e illumina il percorso. Le voltine e i prismi in vetro costruiti sulle coperture catturano la luce naturale nei nuovi accessi e la portano nello spazio interno dei torrioni delle porte e allo stesso tempo i loro volumi sono visibili all’esterno con il loro vetro leggermente colorato.

Conclusioni

Di fronte alla miseria dello scenario urbanistico contemporaneo, che ha perso il senso o significato della forma simbolica della città, ci si interroga ancor di più oggi sul modello che gli abitanti di una città fortificata sognino o possano elaborare. Attraverso l’analisi dei suoi paradigmi e delle strutture architettoniche, mura, porte, torri, edifici pubblici, possiamo individuare i motivi ricorrenti, i principi configurativi (rito etrusco) tra cui la pianta ortogonale.

Il paesaggio urbano di Castelfranco Veneto, come quello di Cittadella o Noale nascono da una serie di miti, di credenze politiche e religiose che rispecchiano la visione del mondo di una determinata civiltà. Ciò permette a chi ci abita di sentirsi inserito all’interno di un micro -cosmo, che però richiama una scala universale (il cardo asse parallelo a quello lungo il  quale roteava il sole, decumanus , il corso di questo).

La dimensione simbolica è un’azione che possiamo cogliere in uno solo sguardo. Ma quale dimensione simbolica oggi vogliamo proporre? Non è importante conservare i monumenti, ma realizzare i loro sogni. Nel caso delle mura di una città la dimensione simbolica non è solo di sistema difensivo legato alle guerre in quanto centro di aggrega -zione, luogo in cui una società si riconosce e si identifica anche per una sua originalità e indi -pendenza nello sprawl contemporaneo.

Lo schema di due assi che si intersecano rap-presentava per l’uomo medievale e ancor prima per quello romano la possibilità di decifrare il significato del cosmo attraverso le istituzioni civiche. Solo quattro anni separano le «Città invisibili» di Italo Calvino dalla prima edizione dell’ «Idea di città» di Joseph Rykwert (1976) dove vengono riportati questi versi: « […] è inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere le città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare le città o ne sono cancellati». [8].

di Patrizia Valle Architetto, Venezia

Note

  1. L’importanza della dimensione del percorso in architettura, si ritrova in modo efficace nelle parole di Franco Purini: «[nell’architettura] i valori funzionali diventano sempre più secondari, così come si fanno più deboli anche le sue finalità rappresentative, o per essere più precisi, la comunicazione dei propri caratteri istituzionali. Un’architettura che non si risolva nella semplice necessità per cui è nata è per questo un’architettura duplice, nel senso che mentre ricorda le circostanze del tempo in cui è stata pensata e realizzata supera questo aspetto, peraltro importante, per proiettarsi in una dimensione infinita e misteriosa in cui il tempo finisce con l’annullarsi. Si produce in questo modo un vuoto, una vertigine mentale nella quale l’essenza del tempo riesce a parlare della condizione umana quasi più che la musica. Tale vuoto è però solo apparente. Esso è infatti denso di allusioni, di evocazioni, di rimandi, di similitudini e di differenze. Si tratta di significati e di contenuti che si concentrano come vortici in questa assenza del tempo come a ricordare quanto il tempo stesso sia una forma variabile dello spirito». [5]
  2. L’uso regolare e volutamente monotono dei due elementi trafilati, largo piatto e tondino, hanno consentito di ridurre i costi e di dare continuità di dettaglio all’intera opera. Si tratta di un’ellisse d’ acciaio che ridisegna e incornicia quella in muratura.
  3. Probabilmente l’intera fortificazione risultava intonacata o quanto meno la tecnica costruttiva a cassetta, con ciottoli di fiume interposti ai laterizi e la stilatura dei giunti a calce dava questa impressione.

Bibliografia

[1] M. Sanut, I diari (1496-1533), ristampa anastatica Forni, Venezia, 1979
[2] L. B. Alberti, L’Architettura, Il Polifilo, Milano,1989[3] F. Pessoa, Lisbona, Einaudi, Torino, 2016
[4] Guy Debord, La società dello spettacolo, Massari Editore, Bolsena (VT), 2002
[5] F. Purini, Presentazione all’ Ateneo Veneto del volume ‘Progetto Cittadella”, Venezia, 2014
[6] M. Petranzan (a cura di), Patrizia Valle, Limen: il segno del passaggio, Il Poligrafo, Padova, 2005
[7] P. Valle, Progetto Cittadella 1994/2013, Biblos, Cittadella PD, 2013
[8]  J.Rykwert, L’idea di Città, Adelphi, Milano,1976

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