L’attestato è cambiato ma non è ancora una versione definitiva: è scattata infatti la novità più formale che sostanziale della certificazione energetica degli immobili.
Si tratta dell’Ape, attestato di prestazione energetica Unico 2015, che intende regolare meglio e semplificare quella giungla nazionale creatasi dietro la verifica delle caratteristiche energetiche delle abitazioni. Lo scopo è quello di incentivare i proprietari di immobili a ragionare e predisporsi alle certificazioni energetiche delle proprie abitazioni e penalizzare chi ha un appartamento che consuma troppo in termini di impiego di elettricità e dispersione di calore, per far si, come è nelle intenzioni del legislatore, che la classe energetica della casa (o indice) diventi discriminante anche nella composizione del valore dell’immobile invitando i proprietari a migliorarlo con interventi mirati.
Da 7 a 10 classi. E’ stato definito Unico perché intende sostituire le leggi regionali sviluppatesi negli ultimi 10 anni. Le classi energetiche passeranno da 7 (da A, la migliore, a G) a 10 con la A che si differenzia in A1, A2, A3, A4. La nuova Ape indica la prestazione energetica invernale ed estiva dell’involucro al netto del rendimento degli impianti presenti, ed anche specifici indici di energia rinnovabile e non rinnovabile dell’immobile. Entro 90 giorni, secondo quanto dice la norma, tutti i dati che saranno registrati nelle Ape confluiranno nel Siape, la banca nazionale degli attestati, ideata con l’intento di creare un database nazionale che fotografi la condizione energetica degli immobili.
Sanzioni. Per quanto concerne le sanzioni, a differenza del passato, un atto di affitto o compravendita privo di Ape resta valido, ma la sanzione può arrivare a 18 mila euro. Per quanto riguarda i professionisti che, nella redazione dell’Ape, inseriscono dati fasulli possono arrivare multe amministrative fino 4.200 euro.
Perplessità. Le prime perplessità che riguardano il provvedimento sono: lo scetticismo sulla riunificazione delle leggi regionali anche perché la norma non esclude che le Regioni possano intervenire con modifiche autonome, e l’obbligo da parte del tecnico di indicare gli interventi migliorativi della prestazione energetica: si tratta di un obbligo che di fatto c’era già, la normativa fino ad ora è stata vissuta come un ennesimo ostacolo burocratico e fiscale e non come una opportunità di migliorare il patrimonio immobiliare. Resta il fatto che le certificazioni costano mediamente più di 200 euro.
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