Il rischio idrogeologico ha assunto le proporzioni di un’emergenza sociale: i numeri riportati in una recente indagine elaborata da Legambiente e Protezione Civile (“Ecosistema Rischio”, febbraio 2014) identificano 6.633 comuni italiani a rischio frane e alluvioni (82% del totale nazionale) e oltre sei milioni di cittadini esposti.
A fronte di questo scenario, i professionisti del territorio devono assumersi la responsabilità del cambiamento proponendo alle istituzioni interventi finalizzati a modificare l’approccio nella gestione del rischio idrogeologico che da “politica dell’emergenza” deve diventare “politica della prevenzione”.
Una sfida raccolta dai geometri, una delle categorie dei professionisti tecnici tra le più consapevoli dei danni causati dalle alterazioni delle dinamiche naturali dei corsi d’acqua, dall’abbandono dei territori, da pratiche di costruzione indiscriminata, dall’impermeabilizzazione dei terreni non più sostenibili, da eventi atmosferici calamitosi causati dai cambiamenti climatici.
Le proposte del Consiglio Nazionale Geometri muovono lungo quattro direttrici dalle quali si diramano i contributi apportati in seno alla “Coalizione per la prevenzione del rischio idrogeologico” di cui fa parte, assieme ai Consigli Nazionali degli ordini professionali aderenti alla Rete delle Professioni Tecniche, ai Sindaci, alle associazioni imprenditoriali di settore, alle principali associazioni ambientaliste, al mondo della ricerca.
- In primo luogo, la richiesta al Governo di strumenti pianificatori e programmatici di natura concettuale, normativa e tecnica capaci di ricondurre ad attività ordinaria la gestione corretta del territorio, le pratiche agricole, l’impermeabilizzazione delle superfici naturali, la manutenzione dei corsi d’acqua e dei reticoli idrografici minori.
In un simile contesto, il geometra è di prezioso ausilio per le amministrazioni preposte al controllo: in virtù del tradizionale e quotidiano presidio (e quindi monitoraggio) del territorio, può indirizzare verso scelte di progettazione rispettose dell’ambiente e compatibili con le esigenze della collettività. Basti pensare, per esempio, alla pianificazione della difesa del suolo attraverso la delocalizzazione di edifici esposti a rischio frane e alluvioni. A ciò si aggiunga la possibilità di garantire un supporto operativo di alto livello, grazie alla capacità di coniugare competenze tradizionali e strumenti innovativi: per la messa in sicurezza di aree critiche come discariche o siti industriali abbandonati, sempre più spesso la Categoria sperimenta l’utilizzo di droni. - In secondo luogo, occorre qualificare l’interdisciplinarietà. Nel campo delle scienze della terra, il lavoro di gruppo è una necessità ancora prima che un obiettivo: solo una visione la più ampia possibile garantisce il giusto approccio tecnico-scientifico al problema, che deve tradursi nella possibilità che gli interventi sul territorio possano essere supportati da studi scientifici adeguati, in grado di dimostrarne la reale efficacia. Privarsi di tali strumenti significa perpetuare il rischio che i danni siano maggiori dei benefici, come troppe volte è accaduto in passato. A tale proposito è di grande interesse la sinergia tra l’Ordine Regionale dei Geologi di Sicilia e il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della provincia di Palermo: un progetto-pilota per affrontare congiuntamente temi d’interesse comune quale la gestione e la tutela del territorio.
- In terzo luogo, la gestione del rischio. In Italia maggiore è la frequenza di frane e alluvioni, minore è la percezione del rischio da parte dei cittadini. Se l’obiettivo condiviso è diffondere la “cultura della prevenzione”, la collaborazione tra istituzioni, enti, scienziati e professionisti del territorio deve andare anche nella direzione di elaborare una strategia di comunicazione finalizzata ad aumentare nelle comunità il livello di consapevolezza del rischio, a diffondere norme di comportamento rispettose del territorio in cui si vive e focalizzate sui rischi specifici ai quali si è esposti, ad identificare le fonti di informazioni corrette. In questo processo, il geometra, in virtù della capillare presenza e operatività sul territorio, ha il dovere d’impegnarsi nel coinvolgimento e nella partecipazione dei residenti, facendo loro capire che la consapevolezza del rischio è il primo passo per proteggere i territori dei quali essi stessi sono i primi custodi.
- In ultimo, una provocazione: estendere il bonus fiscale del 65% di cui beneficiano i privati per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici anche a quelli riconducibili all’adeguamento sismico e alla messa in sicurezza e prevenzione dal rischio idrogeologico. La ricaduta sociale dell’investimento privato sarebbe particolarmente elevato, perché contribuirebbe a mitigare il rischio al quale è esposta l’intera collettività.
di Maurizio Savoncelli
Presidente del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati