L’edilizia sta letteralmente scomparendo. Secondo l’Istat, a novembre dello scorso anno si è registrato l’ennesimo calo della produzione nelle costruzioni, con una flessione rispetto ad ottobre pari al 4,5%. Nella media dei primi undici mesi dell’anno la produzione è diminuita del 7,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Questi numeri, che allungano una serie negativa ininterrotta, dal 2008 ad oggi, non fanno che assestare un altro colpo durissimo al settore, per il quale chiediamo interventi seri, radicali e celeri da parte del governo. Dall’inizio della crisi sono oltre 800mila gli addetti espulsi dal mercato, decine di migliaia le imprese che hanno chiuso e gli investimenti sono crollati del 50%.
Da anni ripetiamo le stesse cose: siamo contrari a nuove cementificazioni, perché riteniamo che il rilancio del settore passi attraverso un’edilizia sostenibile e di qualità, con la messa in sicurezza del territorio, gli interventi di ristrutturazione sul già costruito, le misure antisismiche, gli interventi per il risparmio energetico. Si tratta di richieste che non solo darebbero fiato al settore, ma che porterebbero vantaggi e benefici a tutta la collettività. «Rilanciare le costruzioni per ricostruire l’Italia» non è solo uno slogan o un gesto di responsabilità verso gli associati alla nostra organizzazione sindacale, ma un vero atto d’amore per la nostra nazione: la ripresa delle costruzioni, settore che rappresenta circa l’11% del pil nazionale, sarebbe un vero toccasana per l’intera economia italiana.
La conferma degli incentivi per le ristrutturazioni, che saranno utilizzabili anche nel 2015, pur se importante, non appare per nulla sufficiente ad avviare un programma vero ed organico di adeguamento del patrimonio edilizio. È invece necessario dare strutturalità almeno decennale a tali incentivi, definendo contestualmente strumenti capaci di favorire la domanda aggregata e di intervenire sulla qualificazione dell’offerta.
Sul tema della sicurezza del lavoro, che notoriamente è la prima voce sulla quale si risparmia in tempi di crisi, proponiamo l’introduzione di norme premiali, sia in termini di riduzione dei costi, sia in termini di vantaggi competitivi in fase di gara, soprattutto per lavori pubblici, per quelle imprese che dimostrino di essere regolari e sicure.
Infine, ma non da ultimo, la regolarità e la legalità: le difficoltà del settore hanno sicuramente favorito la crescita del lavoro nero ed irregolare, oltre a facilitare le infiltrazioni da parte delle organizzazioni criminali. Per affermare la piena legalità nei cantieri bisogna rafforzare gli strumenti di contrasto e prevenzione, definire una legislazione adeguata in materia di falso in bilancio e autoriciclaggio, estendere le buone pratiche in materia di protocolli di legalità e di linee guida emanate dal Casgo (il Comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere).
Infine bisogna respingere i tentativi di delegittimazione del Durc (documento unico di regolarità contributiva), che resta uno strumento indispensabile per affermare la legalità nel settore, e occorre contrastare anche i fenomeni elusivi consentiti da un abuso degli strumenti di flessibilità del lavoro, riducendo le forme contrattuali e contrastando le false partite Iva.
Domenico Pesenti, segretario generale Filca-Cisl nazionale
La Filca-Cisl (Federazione italiana lavoratori costruzioni e affini) è la federazione di categoria della Cisl che organizza gli addetti dell’edilizia, dell’industria del legno, del cemento, dei laterizi, del marmo e della pietra. Conta oltre 291mila associati.
Pesenti è anche Presidente della Fetbb, la Federazione europea degli edili.